Andrea Papi, il runner ucciso dall'orsa in Trentino, è vittima della stupidità dell'uomo. Sarebbe ingiusto ora uccidere JJ4, ma ancora più ingiusto accusare quel giovane di avere invaso il territorio del plantigrado perché in realtà l'intruso era l'animale, gettato lì dai noi sapiens, i veri colpevoli. Certo ora sarebbe da incoscienti lasciare libera un'orsa nella consapevolezza che è problematica e potenzialmente pericolosa.
L'aggressione mortale dell'orsa in Trentino non mi ha sorpreso perchè per anni sono andato in vacanza a Comano Terme, nello splendido Parco Adamello Brenta, dove sono stato dal 2010 e sino a pochi anni fa, proprio nei primi anni in cui nei paesini e nei sentieri rispuntava dopo decenni qualche orso bruno.
L'idea di incontrare l'orso mentre facevo un'escursione nei boschi con moglie e figli se da una parte mi terrorizzava in qualche modo mi elettrizzava. Ci avevano suggerito che in caso di incontro con l'animale bisognava stare fermi. Io un po' d'ansia l'avevo, e mi chiedevo, "ma perchè reintrodurre l'orso nei boschi visto che il turismo trentino vive di turismo delle escursioni?".
Eravamo andati anche a visitare la Val Genova, la valle dell'orso, dove c'erano più avvistamenti e c'erano guardie che davano indicazioni su come comportarsi in casi di incontri ravvicinati.
Per capire meglio e vedere un orso dal vivo visitammo anche il Centro di recupero della fauna alpina di Casteller, dove è ora rinchiusa JJ4, un'esperienza triste come vedere uno zoo un po' più ampio.
Erano anni in cui ancora compravo tutti i giorni i giornali: un quotidiano nazionale e uno locale, che lì di solito era l'Adige. Sulle pagine di cronaca articoli di avvistamenti degli orsi, una volta in un giardino a cibarsi di ciliegie, altre volte a fare razzia di miele fra gli alveari, e anche qualche raro attacco, ricordo a un ciclista. Nei paesini però non si parlava d'altro. E io, da cronista, curioso, non perdevo occasione di chiede ai trentini come vivevano la reintroduzione dell'orso nei loro boschi.
Gli anziani al bar di Blengio bevendo una grappa, i contadini nei campi di Vigo Lomaso sistemando le balle di fieno nei campi, le massaie al mercato, i ragazzi di Ponte Arche in bicicletta, dicevano tutti la stessa cosa: "La sera abbiamo paura di andare a buttare la spazzatura perché l'orso arriva sino ai centri abitati e non siamo più liberi di camminare nei nostri boschi, dove andiamo a fare la legna, a raccogliere i frutti di bosco, a fare footing".
Di orsi bruni autoctoni in Trentino sino agli anni '90 non c'erano quasi più, erano pochi e impossibili da vedere.
E' stata la provincia autonoma di Trento con il progetto orso "Life Ursus" sovvenzionato dalla comunità europea (e chissà quanto quel denaro ha contribuito a fare avviare il progetto) ad avere la sciagurata idea di reintrodurli trent'anni fa per salvarli dall'estinzione. Ne hanno preso qualche coppia dalla Slovenia (dove però ce sono tanti e quando aumentano di numero vengono sistematicamente uccisi), e li hanno liberati nei boschi dove non ce n'erano più da tanti anni.
Prima di reintrodurre l'orso l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica venne incaricato di analizzare la fattibilità e la probabilità di successo dell’immissione. Vennero analizzati 60 parametri, tra caratteristiche ambientali e aspetti socio–economici, su una superficie di 6500 km2, ben oltre i confini della Provincia di Trento. I risultati furono incoraggianti: circa 1700 km2 risultarono essere idonei alla presenza dell’orso e più del 70% degli abitanti si sono detti a favore del rilascio di orsi nell’area. Ma già da anni, prima dell'uccisione mortale, il 90% dei trentini ha cambiato idea ed è contro l'orso in libertà.
Per questo dico che a mio avviso il runner ucciso dall'orso non se l'è cercata, lui è andato solo nel bosco, come da sempre fanno tutti i trentini, perchè quel bosco ormai da decenni non era più un territorio dei plantigradi ma degli abitanti.
Quel giovane, come l'orso, è una vittima della stupidità dell'uomo che pensa di giocare e usare gli animali neanche fossero giocattoli.
Il presidente della Provincia ha ammesso ora che l'errore è stato pensare che gli orsi reintrodotti sarebbero rimasti sui monti: un'ipotesi assurda costata la vita a un ragazzo e la libertà a un'orsa colpevole solo di difendere i suoi piccoli.
IL COMMENTO
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