Negli anni d’oro dei giornali e dei giornalisti, in giornate come queste, di fine anno tra vigilie, feste, poche notizie e tante ricostruzioni, ci divertivamo a costruire le hit parade dei personaggi che avevano “segnato” il tempo appena trascorso.
Era un modo di raccontare, di riscoprire, anche di segnalare in un mestiere molto diverso da quello di oggi, nel quale la personalizzazione era molto meno spinta. L’informazione era quasi tutta sulla nostra beneamata carta di giornale, le tv erano molto meno numerose e i contenuti “classici”. Il resto non esisteva in una comunicazione sobria nella quale giganteggiavano generalmente solo i grandi personaggi politici o quelli della città, i sindaci, qualche calciatore, le celebrità del cinema e del teatro e semmai un presentatore Tv o una ballerina di prima fila.
Ma oggi che tutto è cambiato e in modo tanto accelerato, tra social, influencer, cinguettii, post e Grandi Fratelli, che entrano perfino sotto le lenzuola, avrebbe senso cercare una classifica simile di personaggi che si impongono sulla scena invasa oramai incessantemente, a tutte le ore, in tutti i modi, in un bombardamento mediatico dal quale spesso si cerca anche un riparo?
Probabilmente non avrebbe senso, anche perché non si può dire che oggi non manchino le notizie, sovrastati come siamo dalla emergenza pandemia, che planetariamente ci schiaccia e assorbe ogni nostra ansia di informazione.
Ma proprio per questo mi sono quasi provocatoriamente cimentato con me stesso a scovare tre personaggi del nostro quotidiano cittadino che hanno segnato il 2021. Tanto per rispolverare una tradizione, ma anche per “discriminare” un po’ nella folla di figure che animano le nostre scene e anche per segnalare quello che ai vecchi tempi solleticava noi cronisti: segnalare chi si conquistava la ribalta e “comunicava” se stesso anche oltre ai nostri confini.
E allora il primo che mi è venuto in mente è Matteo Bassetti, l’infettivologo, direttore della Clinica di san Martino, che è da due anni oramai diventato un personaggio nazionale, uno dei più presenti mediaticamente da quando il virus ci assedia, anche per la sua dilagante visibilità televisiva e non solo. Accolto ai suoi esordi pubblici anche con critiche per questa incessante disponibilità e reperibilità, con il tempo Bassetti ha dimostrato una tenuta a prova di sfinimento. C’è sempre, spiega, polemizza, ribatte, provoca, litiga, ammette gli errori, rettifica e poi riparte. Confessa perfino di essere “dipendente” da queste apparizioni televisive. Suscita certamente anche molte critiche, a partire da quella velenosa che ho spesso ascoltato: “Ma chi è Bassetti, se non figlio di suo padre!”. Paga prezzi alti, come quelli della sicurezza sua personale e della sua famiglia, essendo sotto scacco di minacce e di peggio. E’ finito sotto scorta. Ma regge. E allora non si può negare il suo ruolo positivo in tempi così tormentati. Insieme al fatto che con lui Genova viene costantemente riconosciuta come un punto di riferimento nella tempesta che viviamo con la sua Clinica di Malattie Infettive.
Il secondo nome che piazzerei in quella classifica è Pietro Piciocchi, il superassessore comunale, che regge le deleghe del Bilancio, dei Lavori Pubblici e delle Case Popolari, all’ombra di Marco Bucci. E’ un avvocato quarantenne che, al contrario di Bassetti, sta lontano dalla visibilità, ma che lavora come una macchina. “Saldando” amministrativamente il bilancio alle opere pubbliche sta incidendo profondamente la città, a partire dal suo capolavoro doppio, che sono il Water Front di Levante e la distruzione della diga di Begato, due segni forti che vanno al di là dei giudizi politici, soprattutto in tempi di campagna elettorale. Figlio professionalmente di due “cannoni” come Victor Uckmar e Lorenzo Acquarone, Piciocchi in età giovane è diventato un tecnico “imprestato” alla pubblica amministrazione, seguendo una vecchia tradizione del diritto pubblico-amministrativo. Anche Beppe Pericu e Fausto Cuocolo, per esempio, venivano da quella storia.
Il terzo che piazzerei nella hit parade “vintage” è un personaggio tutto diverso e mondialmente arcinoto: Andrey Shevcenko, il nuovo allenatore del Genoa “americano”. Non lo cito perché sono tifoso rossoblù, ma perché, malgrado gli scarsi risultati finora ottenuti dal suo arrivo, anche grazie al suo nome il Grifone, è tornato a suscitare una attenzione nazionale nel mondo del calcio. E’ un “pallone d’oro”, è stato uno dei più forti attaccanti internazionali degli ultimi decenni e oggi sgambetta a Pegli al Pio XII.
Il giochino di fine anno termina qui. Ma si può ricominciare…..
IL COMMENTO
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