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I trasporti vanno trattati come sanità, scuola e sicurezza
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Sono favorevole all’idea di Marco Bucci di rendere gratuito il trasporto pubblico genovese: è una decisione rivoluzionaria, anche se un po' stravagante per un sindaco di centrodestra (quindi teoricamente conservatore e liberale).

Partiamo da un presupposto: in generale non sono favorevole all’innalzamento delle tasse. In linea di principio sono dell’idea che i cittadini debbano pagare i servizi che utilizzano e che la fiscalità generale abbia un mero scopo perequativo, di sostegno ai cittadini a basso reddito e per alimentare quei settori (sanità, scuola, sicurezza) che sarebbe troppo costoso rimborsare a spot.

A questa triade, determinante per difendere salute, civiltà e ordine democratico, credo sia giusto aggiungere anche il trasporto. Nelle nostre città, e non solo, la mobilità dei cittadini è condizione essenziale per la loro libertà e le grandi scelte che siamo chiamati a fare in materia di sostenibilità ambientale sono possibili solo se bus, tram e metropolitane offrono un servizio capillare e generoso. Ma è impensabile ottenere questo risultato esclusivamente con l’incasso dei biglietti e degli abbonamenti di chi i ‘mezzi’ già li utilizza: per riuscirci è necessario che l’intera cittadinanza sia stimolata a prenderli.

Del resto già oggi non sono i passeggeri di Amt (per fare l’esempio genovese) a sostenere per intero i costi dell’azienda: per chiudere il bilancio in pari, infatti, sono necessari, a spanne, 210 milioni di Euro all’anno e solo un terzo di questi sono a carico di chi paga il titolo di viaggio. Il resto, i restanti due terzi, sono già a carico di tutti noi, pagati dalla fiscalità generale.  

Ecco quindi che l’ipotesi di rendere gratuito tutto il trasporto pubblico, di renderlo fisicamente ‘hop-on hop-off’, come direbbero gli inglesi, cioè poter salire e scendere senza ostacoli, non appare ipotesi così insostenibile sul piano economico: basta trovare, da un gettito alternativo, il terzo del fatturato che verrebbe a mancare.

Si tratta di un progetto così avveniristico e potenzialmente decisivo per la città del futuro, che non mi spaventerebbe nemmeno una tassa di scopo (e le tasse, lo ribadisco, in generale non mi piacciono): ma non è questa la strada che Bucci ha intenzione di percorrere. Per il sindaco, infatti, il progetto è sostenibile attraverso l’implementazione di un’Area C, come quella di Milano (ma pure di Londra, Stoccolma, Singapore e in Italia anche Palermo), che preveda l’accesso a pagamento, regolato da telecamere intelligenti, al centro cittadino. Al pedaggio sarebbero soggetti tutti i veicoli che emettono Co2, resterebbero esenti solo gli elettrici e, probabilmente, le altre tipologie di automezzi a basso impatto ambientale (ibridi, a idrogeno…). Ipotizzando che il singolo accesso costi 5 Euro a veicolo (come a Milano), servirebbero circa 40mila veicoli al giorno per raggiungere il pareggio: non sono sicuro che sia un obiettivo facile, anche perché se il sistema avesse successo il numero dei mezzi privati circolanti nel centro tenderebbe a diminuire nel tempo, con una conseguente riduzione del gettito.

Ma è forse proprio per questo, per testare nel concreto le controindicazioni del progetto, che a Tursi stanno pensando di introdurlo per gradi, a partire dal 2024.

Viviamo in una comunità: il mondo, almeno quello occidentale, sta cercando di diventare più sostenibile e pulito. Non prendo l’autobus dai tempi delle medie e nemmeno mi serve perché vivo in centro e mi sposto a piedi. Ma anche io devo fare la mia parte. Le mie tasse pagano la scuola anche se non la frequento da un pezzo, la sanità pubblica che se Dio vuole non mi è praticamente mai servita. Sono pronto a farlo anche con i trasporti e dobbiamo esserlo tutti.