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A ripetizione, ci sono voluti morti da piangere, case allagate, negozianti che hanno perduto tutto e anni trascorsi invano prima che a Genova si facesse finalmente qualcosa. Oggi la città è un po' più sicura, ma solo un po', la Liguria invece lo è di meno. Ma nonostante ciò la questione sembra rimossa. Ecco perché non definire che da coccodrillo le lacrime spese per  Ischia finita sommersa dal fango. Ischia, una delle perle del turismo mondiale.

Dice quello: colpa dei cambiamenti climatici. Forse hanno funzionato da acceleratore, ma se appena nel 2018 si contavano 28.000, sì 28.000 domande di condono edilizio, a qualcuno sarà pure venuto il dubbio che a monte ci fossero degli abusi e che dove ci sono abusi il pericolo idrogeologico sta di casa? Macché. Il governo gialloverde dell'epoca si è inventato un condono mascherato e avanti coi carri.

In realtà, a devastare il nostro meraviglioso Paese è la sciagurata cultura dell'amnesia. Soffriamo tutti di una perniciosa memoria da pesci rossi. L'acqua e il fango spesso si traducono in morti, quindi non c'è di peggio. Ma altro ce n'è eccome.

Prendiamo l'ultima finanziaria. Le opposizioni ululano che fa schifo. Ora, o mi sono perso qualche puntata oppure Giorgia Meloni è stata esattamente nel solco di ciò che le ha lasciato e che avrebbe fatto il suo precedecessore, Mario Draghi. Invece, Pd e 5 Stelle, che pure hanno sostenuto Draghi (i piddini fino all'ultimo), andranno in piazza.

Anche per difendere il reddito di cittadinanza. Urlano: "È stato abolito". Falso. Fino al 31 agosto resterà com'è. Poi può darsi che cambi nella parte concernente il lavoro. Può darsi, perché come per i condoni voglio vedere come andrà al momento del redde rationem. Il problema è che la politica politicante prende il sopravvento e così scatta la cultura dell'amnesia: qualcuno rammenta che Draghi, lo stesso sostenuto da Pd e 5 Stelle, sul reddito di cittadinanza aveva posizioni più o meno analoghe a Meloni?

Non che il governo della prima donna premier in Italia stia facendo tutte le ciambelle con il buco. Per il dissesto idrogeologico, ad esempio, i finanziamenti diminuiscono. Tutti siamo tramortiti da quanto accaduto a Ischia, ma intanto per quella roba lì, un problema che al 94 per cento investe il resto d'Italia, spenderemo di meno. E pure per la sanità: c'è qualche spicciolo in più, ma talmente poco che pure un alleato del centrodestra come il governatore ligure Giovanni Toti dice chiaro e tondo che gli stanziamenti non bastano. Il covid è ancora fra di noi, ma la cultura dell'amnesia lo ha già consegnato al passato. E pazienza se per più di due ci siamo ripetuti che la pandemia aveva disvelato le fragilità del nostro sistema. Il quale, comunque, è fra i migliori al mondo: figurarsi gli altri!

In questo gioco fra il ridicolo e il drammatico, del dico e non ricordo, vado ad appena due mesi fa. Il 25 settembre abbiamo votato per Camera e Senato e tutti abbiamo rilevato che il problema più grave è l'astensione. Ormai siamo un Paese nel quale quando va bene vota la metà degli aventi diritto.

In due mesi, però, la cultura dell'amnesia ha fatto tabula rasa della questione. Non uno, dico uno, che abbia messo in guardia il resto della compagnia. Così si andrà alle urne per le regionali (Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Molise) nel 2023, pronti a ripiagnucolare sull'astensionismo. Eppure basterebbe stabilire che si può votare anche dove si lavora, non solo nel luogo di residenza, e rendere lecito il voto tecnologico (tantissimi giovani al seggio neanche si sognano di andare, ma con lo smartphone pochi secondi di esercizio democratico lo compirebbero) per riassorbire una fetta di quegli astensionisti.

Rimarrebbe il problema degli altri che non votano e che non votano perché sta a zero la credibilità di chi comanda: in politica, nelle istituzioni, nelle amministrazioni, nella burocrazia. E la credibilità sta a zero perché di regola tutti soffriamo di memoria corta. Anche noi cittadini, sia chiaro. Io continuo a pensare che quella gente là, di cui diciamo peste e corna, là ci stia, anche quando non la scegliamo direttamente, perché un po' ci va bene a tutti. Quando si va sul generale magari ci incazziamo e i seggi restano semideserti. Ma singolarmente ognuno tiene famiglia e allora... È la cultura dell'amnesia, bellezza.