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Le belle "bugie" sempre più preferite alle scomode verità
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Il signor Francesco Di Silvio, in un post su Facebook, definisce Primocanale come Ultimo canale pensando di offenderci. Invece, con questa reazione irritata e nervosa ci fa un “gran favore” perché conferma tutti i dubbi e le perplessità che abbiamo sulla presunta operazione da lui imbastita, per ora con scarso successo, per l’acquisizione della Sampdoria.

L’espressione “gran favore” è rigorosamente tra virgolette, poiché nessuno come Primocanale, che in questi anni ha lottato in “splendido isolamento” contro la mala gestione di Ferrero, desidererebbe una soluzione importante, stabile e duratura per il futuro della Sampdoria, patrimonio dei tifosi, del calcio italiano e della città di Genova.

Purtroppo, come già accaduto in occasione della notizia divulgata in pompa magna su sito e social dalla società blucerchiata della querela inoltrata contro Primocanale nel febbraio del 2019, sono tanti i sostenitori blucerchiati che, oggi come allora, si schierano dalla parte del “padrone” (allora Ferrero) o dell’aspirante tale ( Di Silvio), accusando chi di mestiere fa il giornalista, con il massimo dello scrupolo possibile, via via di “sfascismo”, “disfattismo”, “anti sampdorianità” e chi più ne ha più ne metta, a dimostrazione che le lezioni del passato servono a poco: sarebbe bastata un po’ più di attenzione tre anni e mezzo fa (Primocanale infatti “vinse” la querelle giudiziaria con Ferrero, ottenendo dal Gip, su richiesta del Pm, l’archiviazione della denuncia, a testimonianza di avere riportato informazioni conformi alla verità) per evitare di vivere l’incubo dei giorni nostri. Ma questa è un’altra storia, il tempo è sempre galantuomo.

Restiamo all’attualità, alla presunta “scalata” di Di Silvio alla Sampdoria con il supporto finanziario, annunciato da un mediatore tunisino, Mehdi Hani, amministratore dell’azienda MH Partners SA con sede a Ginevra, in Svizzera, del qatariota Khalid Faleh Al Thani, presunto membro della famiglia reale (non compare nell'albero genealogico) e presidente del Cda di Prime Lands Real Estate, un'azienda che agisce all'interno del settore immobiliare, a cui si aggiunge la consulenza sportiva dell’ex calciatore blucerchiato Ivano Bonetti (peraltro “amico” di chi scrive). In attesa del closing  - che secondo quanto annunciato dall’imprenditore cinematografico dovrebbe avvenire ai primi di ottobre – sono numerosi gli aspetti poco chiari in questa vicenda.

Primo. Il contatto iniziale tra Di Silvio ed il trustee Gianluca Vidal, incaricato della cessione della Sampdoria anche per conto del Tribunale fallimentare di Roma, risale alla fine di marzo, quindi oltre cinque mesi fa. All’imprenditore barese, che esibì la mail di una “procura per acquistare” risalente al 2020 (la stessa utilizzata per tentare vanamente la scalata al Foggia e alla Salernitana?)  venne doverosamente girata la lista degli “impegni” da assolvere per potere accedere alla “stanza segreta” che custodisce i conti della Sampdoria. Da allora nessuno di questi impegni è stato onorato, come ha sottolineato anche ieri Vidal: “Senza polemica”, ha precisato. Di Silvio ha giustificato questi ritardi attribuendoli alla scarsa efficacia dei mediatori iniziali, tra cui l’avvocato Michelangelo Metta, poi sostituito.

Secondo. Per “tranquillizzare” Vidal sulla mancata ricezione dei documenti richiesti, prima Di Silvio ha detto che per acquistare la Sampdoria al gruppo arabo non sarebbe stato necessario nemmeno entrare nella data room per la due diligence (l’analisi dei conti), poi che i mediatori erano cambiati e che nel frattempo lui ed il Cda della Sampdoria sarebbero stati invitati a Doha, in Qatar, per conoscere di persona il finanziatore. Invito mai pervenuto, né a Vidal né ad alcun membro del Consiglio di amministrazione della Sampdoria.

Terzo. Di Silvio, attraverso Bonetti, ha coinvolto un paio di mesi fa in una conference call anche Gianluca Vialli, il cui nome è successivamente “uscito” dalla lettera con cui, ieri all’agenzia Ansa, il mediatore di Khalid Faleh Al Thani, ovvero il tunisino Mehdi Hani, ha annunciato l’intenzione del qatariota di comprare la Sampdoria. La dichiarazione sarebbe stata tradotta dall'arabo dallo stesso Francesco Di Silvio e la società che l’ha presentata avrebbe sede presso un indirizzo dove altro non esiste che una casella postale.

Quarto. Sussistono esempi, anche recenti, di come non sempre i soldi dei presunti o cosiddetti sceicchi siano una benedizione, come testimonia la triste storia del Malaga: Abdullah Al Thani aveva acquistato, come racconta bene un articolo de Il Foglio dello scorso 16 luglio, il club spagnolo “con l'intento di strapparlo dall’anonimato e trasformarlo nel nuovo tiranno del calcio spagnolo. Non è andata così, anzi”. Alla fine succede che “non è Al Thani che immette i soldi del club, ma è il club che presta i soldi ad Al Thani. Poco più di 7 milioni di euro, a voler essere precisi. Secondo El Mundo lo sceicco avrebbe attinto dalle casse del club per comprare un’Audi, per pagare viaggi e affitti personali. È un terremoto che non rade al suolo una situazione malata. Ma la cristallizza”.

Certo non basta un precedente andato male per attribuire automaticamente ad ogni altra operazione simile lo stesso potenziale destino. Ma è l’insieme degli elementi che abbiamo raccontato di una storia che fa acqua da tutte le parti che dovrebbe essere sufficiente, almeno, per far drizzare le antenne a chi invece preferisce costantemente una bella bugia ad una scomoda verità.

Quinto - La lettera del mediatore inviata all'agenzia Ansia non è mai stata recapitata, come ha rivelato ieri a Primocanale il vicepresidente Romei, né al Cda né a Vidal: come dire, annuncio urbi et orbi la volontà di acquistare la Samp, ma non lo comunico ai diretti interessati, ovvero ai soggetti venditori. Quantomeno bislacco.

Se quelle di Di Silvio, al di là del personaggio folkloristico (già sentita, questa) sono rose, fioriranno. Con la speranza che non appassiscano subito. Se, invece, si tradurranno in un bluff, portato avanti in buona fede anche da qualcuno che onorò sul campo la maglia blucerchiata, la Sampdoria dovrà non solo ricominciare daccapo ma tornare pure  ad interrogarsi su che cosa sia diventato, mentre all'interno c'è chi si prodiga per assicurarle un futuro degno della storia, il suo ambiente esterno nel giro di pochi anni: uno squallido circo, persino mediatico, fatto di burattinai, burattini e soprattutto allocchi. Venghino, signori, venghino.