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Il turismo è la più grande industria italiana. Lo dice il governatore ligure Giovanni Toti, dall'alto di una stagione che egli stesso riconosce buonissima. Eppure non si può affermare che il governo nazionale, da quelli che lo hanno preceduto all'ultimo di Mario Draghi, si sia mai davvero attivato a sostenere il settore come meriterebbe.

Non voglio affermare che non è stato fatto nulla, ma di sicuro ci sono degli aspetti sui quali la politica non si è per niente soffermata. O lo ha fatto con enorme superficialità. La torrida estate in corso, ad esempio, ci ha consegnato un surreale dibattito sulla carenza di personale per alberghi, ristoranti, bar. Nel mirino sono finiti soprattutto i giovani, colpevoli di non voler lavorare nei week-end e di non conoscere la parola sacrificio. Beh, io sto con loro: se l'offerta è di 750 euro lordi al mese (quando va bene), per dieci ore quotidiane, sabato e domenica compresi, siamo di fronte a una vergogna. Punto. Chieda ai suoi figli, chi fa di queste proposte, trovando pure il modo di scandalizzarsi. E dai!

Non è così che si fa il turismo. E neppure con la logica, ancora troppo diffusa, del "dagli al forestiero". Nessuno lo ammetterà mai e non ho niente altro che la mia parola per affermarlo, eppure esistono ancora i doppi listini prezzi: quelli per i residenti e quelli per i turisti! Naturalmente nessuno controlla.

Anche qui, la perversa ragione sta nel fatto che chi avrebbe questo compito in realtà segue un percorso autoreferenziale: quando le cittadine liguri arrivano a decuplicare i loro abitanti, ecco che puntualmente gli uffici, sia pubblici sia privati, chiudono o viaggiano a scartamento ridotto perché il personale va in ferie! E questo sarebbe fare turismo?

Non lo è trovarsi con i rubinetti a secco non tanto perché Giove Pluvio ha deciso di lungamente allontanarsi dalle nostre latitudini, bensì perché gli acquedotti liguri sono degli autentici colabrodo! Se almeno il quaranta per cento dell'acqua va perduta, è una cifra ufficiale ancorché probabilmente approssimata per difetto, perché di grazia nessuno si preoccupa di pianificare degli investimenti per rimettere a nuovo acquedotti che hanno sulle spalle decine e decine di anni senza la benché minima manutenzione? Nella campagna elettorale in corso, si litiga, si fanno mirabolanti promesse, ma non c'è uno straccio di programma nel quale almeno si parli dell'argomento. Nisba. Non è così che si fa il turismo.

Meno che mai si fa con collegamenti incivili. Prendere un treno può diventare una impresa e anche se ci sali sopra ti viene da rimpiangere le vecchie tradotte, pur se ne hai letto soltanto nei libri. Una vergogna! Se invece imbocchi l'autostrada hai la certezza, in questi giorni, di trovarti intruppato in code che possono raggiungere anche i trenta chilometri. Con in più l'insicurezza diventata endemica, perché mentre si fingeva solo di fare la manutenzione, c'erano dei manager che, secondo gli investigatori, infrattavano degli autentici tesori all'estero. Le autostrade e questi comportamenti, due vergogne in un colpo solo!

Non è così che si fa turismo. Eppure, Toti ha ragione: quella delle vacanze è la prima industria italiana e quindi anche la prima industria ligure. Vien da dirsi, nonostante tutto quello che quotidianamente si fa (meglio, non si fa) perché ciò non accada. Chi come me ci vive, ci ha fatto l'abitudine e se ne rende conto molto meno. Ma devono essere davvero belle la nostra Liguria e la nostra Italia se le persone continuano a sfidare ogni disservizio e a venirci, da ogni parte del mondo!