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I blucerchiati di D'Aversa hanno la responsabilità e la forza per lasciare le umiliazioni fuori dal campo
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E' una Sampdoria reduce dalla disfatta con la Lazio e sotto choc per le vicende societarie quella in procinto di affrontare il Genoa nel derby della Lanterna, dove i tifosi rossoblù saranno in maggioranza e per il fatto di giocare in casa da calendario e perché da tempo hanno rinunciato alle lotte “politiche” sulle restrizioni per il covid. Ma guai, se anche inconsciamente, tutto ciò rappresenterà un alibi per la squadra di D'Aversa, formata da calciatori esperti, adulti e “vaccinati” ad ogni genere di esperienze.

Parlo di gente che ha disputato Europei (Bereszinsky, Ekdal), Mondiali (Candreva, Yoshida, Quagliarella), che gioca stabilmente in Nazionale (Colley), che vanta esperienze importanti (Gabbiadini, Caputo). Intendiamoci: questo non significa che la Samp sia uno squadrone, basta vedere la classifica per capirlo; ma neanche che si tratta di un'armata brancaleone allo sbando. A meno che non voglia auto infliggersi questa etichetta.
Alla gestione Ferrero si può imputare tutto – lo stanno facendo le Procure, lo facemmo noi in tempi non sospetti – ma non l'incapacità di allestire formazioni sufficientemente competitive per restare almeno in serie A ed evitare figuracce nel confronto con i “cugini”. E' vero che l'ultimo mercato è stato frutto dell'austerity e di ragionamenti più di bilancio che tecnici, ma sulla carta la Sampdoria è in grado di disputare un buon derby, contro un avversario tra l'altro ancora in emergenza e senza dubbio molto più impaurito ed inguaiato dalla classifica.


Spavaldi e sciocchi no, arrendevoli e remissivi neanche. Ferrero è una cosa, la Sampdoria un'altra. E' un concetto che, al di là delle inevitabili e per certi versi dovute dichiarazioni di D'Aversa pro presidente (peraltro, l'allenatore è ancora in panchina soltanto perché Ferrero è a San Vittore, altrimenti a Milano avrebbe incontrato Stankovic, come dichiarato dal suo legale, cercando di strapparlo alla Stella Rossa) deve entrare anche nella testa dei calciatori. Che non sono macchine o robot ma professionisti. E. come tali, sinora hanno percepiti tutti gli emolumenti loro dovuti.
Dunque, avanti Sampdoria. A testa alta, sempre e comunque. I tifosi hanno già subìto, stanno subendo e continueranno ancora a subire già abbastanza umiliazioni fuori dal campo per vedere la loro squadra abbassare la testa anche sul rettangolo verde. E' da loro che deve partire il primo segnale di vita e di riscossa.