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Mi aspettavo che con questa compagnia il neo-eletto sindaco avrebbe avuto qualche problema di costruzione della giunta. Non che con il centro sinistra o la sinistra-sinistra le cose andassero tutte lisce. Ricordo le fibrillazioni tra comunisti e socialisti per i posti a sedere in aula rossa e addirittura all’interno dei socialisti tra i craxiani e i lombardiani, giolittiani e demartiniani. Ma qualche assessorato nella storia delle elezioni genovesi è sempre stato appannaggio del sindaco. Cioè quasi sempre ogni sindaco che è passato per Palazzo Tursi ha avuto la possibilità di scegliersi qualche (uno, due, tre al massimo) esterno o se preferite chiamiamolo “tecnico”, per qualificare al massimo il governo della città. Come ha fatto Marco Bucci con l’assessore all’Urbanistica, l’architetto Simonetta Cenci, brillante professionista, come aveva fatto, che so il compianto Beppe Pericu con il professor Bruno Gabrielli, affidandogli Urbanistica e centro storico o il sindaco Sansa piazzando l’imprenditore Luigi Luzzati al posto di vicensindaco o Marta Vincenzi che per lo stesso ruolo scelse l’avvocato Paolo Pissarello.


Dunque se Bucci riuscirà a far valere la sua volontà indipendentemente dalle preferenze dei votati, e essendo espressione di un movimento ”personale” quasi primo “partito” in città ne avrebbe diritto, mi auguro che scelga un alto assessore alla Cultura. Quello che un mese fa ha chiesto su questo giornale Franco Manzitti. Un bel nome insomma, per guidare la Cultura della città che ha, nel passato, un’ eccellente tradizione di assessori alla Cultura colti. Cioè che ne sanno, che riescono a distinguere il barocco dal romanico, che sanno che Van Dyck non è un velocista fiammingo e che hanno idee per rilanciare un settore strategico e un po’ in affanno.

Scriveva il mio amico Franco che a Genova esiste una grande questione culturale. Verissimo. E aggiungeva con precisione: “Genova ha ora bisogno di un assessore o di una assessora alla Cultura “forte”, solida, con basi e contenuti di fondo e competenze tecnicamente specifiche che non siano solo relationship e capacità di marketing esterno e interno. Ha bisogno di personaggi esperti e “densi” nelle loro radici e nella capacità di innovare.”


Sottoscrivo tutto. E aggiungo che i nomi ci sono. Ottimi docenti universitari, che potrebbero prestare il loro valore e le loro conoscenze almeno per cinque anni, per spingere al massimo l’acceleratore che rilanci musei, gallerie, palazzi, luoghi non solo “centrali”. Uno che sappia, che mastichi la materia, anche senza tessera. Meglio.
Vittorio Pertusio aveva scelto un super-imprenditore come Federico Mario Boero che, coadiuvato dal fior fiore degli esperti inventò mostre indimenticabili (ero piccolo ma ricordo….) e ebbe l’intelligenza e l’acume di varare il recupero della meraviglia del Museo d’arte orientale di Mario Labò, riveduto nel 1967 da Luciano Grossi Bianchi con la collaborazione di Caterina Marcenaro e Mario Frabetti. O per cambiare parte politica quello che fece per la ricostruzione del Carlo Felice un assessore come il professor Silvio Ferrari e le mostre (superba quella sul Giappone) che inventò Attilio Sartori. Insomma caro Bucci, visto che siamo nel brevissimo periodo delle speranze, ci faccia vedere chi riesce a tirar fuori dal suo cilindro.


Genova è davvero meravigliosa. Affidiamo la sua arte, storia, letteratura, musica, architettura a uno che ci sa fare. A un giovane magari. Così non spunteranno le solite critiche ammuffite: che a Genova si fanno solo mostre per vecchietti. O prodotti “affittati” da aziende specializzate. Cioè senza un briciolo di originalità.