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GENOVA - La testimonianza che mi ha emozionato di più in due anni di processo per la tragedia del ponte Morandi è stata quella di una mamma di Arenzano che quel 14 agosto 2018 accompagnava il figlio ventenne e due suoi amici alla stazione di Principe per partire per le vacanze a Rimini. Avrebbero dovuto prendere il regionale e poi la coincidenza a Genova. Ma c'era sciopero e chiesero alla mamma di accompagnarli.

La donna, sui cinquant'anni, in aula con la voce rotta dalla commozione, disse che e quando si vide crollare il ponte davanti pensò a salvare quei ragazzi, gli urlò di scappare verso la galleria, di mettersi in salvo e non aspettarla, davanti ai giudici ammise in lacrime, "pensai che io la mia vita ormai l'avevo fatta, ma loro no, loro si dovevano salvare perchè avevano davanti tutta la vita".

Fu raggelante ascoltare quella donna, quella mamma.

Un sondaggio di Primocanale dice che solo l'1% dei genovesi crede che sarà fatta giustizia.

Da due anni Emmanuele Diaz, fratello di una delle vittime più giovani, ha interrotto la sua vita, i suo studi in Colombia per seguire il processo.

Un po' lo stesso ho fatto io, per seguire le tre udienze settimanali ho interrotto la solita vita da cronista in strada: il lunedì, il martedì e il mercoledì, sono lì, sotto la tensostruttura bianca costruita per il maxi processo avviato il 7 luglio 2022 per capire perchè il Morandi è crollato e punire i responsabili.

Alla sbarra ci sono 58 imputati, i vertici di Autostrade per l'Italia, di Spea, dirigenti del ministero e consulenti. Le persone che dovevano controllare il ponte.

La mia speranza è che si riesca a fare giustizia e che mai più una mamma percorrendo un ponte in una tranquilla giornata estiva si trovi a dover scegliere di sacrificare la sua vita per salvare quella dei suoi ragazzi.

Primocanale ha preparato un docufilm per raccontarvi con parole semplici e rendere comprensibile a tutti le fasi del processo e quando potrebbe esserci la sentenza

E all'improvviso la Liguria si riscoprì strategica per l'intero Paese. Il convegno organizzato nei giorni scorsi dalla Uilm ligure ha messo in evidenza quanto importante sia la nostra regione nell'ambito della sicurezza, della cantieristica e dello spazio. Seduti attorno a un tavolo ecco gli amministratori delegati di Leonardo, Fincantieri e Ansaldo Energia tre eccellenze a livello mondiale, fiore all'occhiello della nostra città.

Dopo anni di rapporti freddini tra Leonardo e Fincantieri ora le cose sono nettamente migliorate al punto che ora stanno trattando la cessione di Wass, l'azienda che  opera nell’industria della difesa subacquea che produce siluri e sonar e che conta  circa 450 dipendenti. Wass potrebbe essere acquisita da Fincantieri per un prezzo tra i 250 e i 300 milioni di euro.  Le trattative hanno subito un rallentamento a causa di “resistenze temporanee” di manager interni. Ma ora “Stiamo chiudendo e lo faremo in fretta”. fanno sapere da Leonardo. Insomma l'affare si farà e la cosa fa ben sperare per il futuro perché una sinergia che può essere determinante per competere ancor più con i colossi mondiali.

Fincantieri, probabilmente la prima realtà industriale della nostra regione, ha in dote il cantiere di Sestri Ponente e il polo più a vocazione militare di Riva Trigoso. Leonardo, sempre più leader nella cyber security, oltre alla sede di Genova a Torre Fiumara ha quella della Spezia. E poi c'è Ansaldo Energia l’azienda fondata 170 anni fa e oggi controllata da Cassa depositi e prestiti, con l’amministratore delegato Fabrizio Fabbri che nel piano industriale 2024-2028P che prevede un giro d’affari di 1,7 miliardi (+55% dal 2023) ipotizza tra l'altro il raddoppio della produzione di turbine e sul nucleare potrebbe triplicare i ricavi. "Quest’anno si lavora per riportarla in utile" si lascia andare Fabbri.

Primo sbocco resta l’Europa ma aperti anche i mercati nel Medio Oriente, in  Vietnam e Cina, dove Ansaldo Energia ha mantenuto due joint venture e deve consegnare due turbine. Poi l’Asia centrale dove ‘c’è forte espansione del termico e del gas’ ed è stato firmato in febbraio il contratto, in Kazakistan, con la statale Kbi Energy, per costruire «una moderna centrale a ciclo combinato, cui Ansaldo Energia fornirà due turbine a gas Ae94.2, due generatori e tutti i servizi ausiliari». Infine il Sudamerica e l’Africa del Nord.

Insomma Leonardo, Fincantieri e Leonardo sono tre eccellenze capofila capaci di creare indotto, posti di lavoro e possibilità di nuove prospettive anche per i nostri giovani. Genova e la Liguria insomma sempre più centrali in un momento storico molto delicato. Sicurezza, difesa e energia arrivano da un terra piccola ma che vuole tornare protagonista.

Dall’ombra del Festival arriva una sorprendente insofferenza nei confronti della libera informazioneche francamente lascia basiti. I protagonisti sono un candidato sindaco alle prossime elezioni di giugno per Sanremo, Alessandro Mager, e un parlamentare della Repubblica, l’uomo forte locale di Fratelli d’Italia, Gianni Berrino

Il primo si segnala per una iniziativa peraltro non nuova, cioè il lamento legato a presunti sfavoritismi. Dunque: “Con Primocanale non parlo”. Pronunciatosi in questo modo attraverso il suo responsabile della comunicazione, non è dato sapere nel dettaglio su che cosa Mager obietti. Non aver coperto tutte le sue iniziative, non avergli dato più spazio?

Secondo un vecchio adagio, “chi non mi vuole non mi merita”. E la questione, in fondo, potrebbe chiudersi lì. Nessuno si strapperebbe i capelli per non poter conoscere il Mager-pensiero: con tutto il rispetto, ce ne faremmo una rapida ragione. Solo che di mezzo c’è la norma della “par condicio” televisiva, quindi la cosa si complica un po’, obbligando l’editore di questa testata, Maurizio Rossi, a scrivere un pezzo per informare i controllori che è volontà del candidato sindaco per Sanremo negarsi. Non è responsabilità di Primocanale.

Del resto, a proposito delle rimostranze possibili, nella mia ahimè lunga carriera giornalistica non mi è mai capitato che qualcuno candidato a qualcosa abbia riconosciuto che pesi e contrappesi erano stati correttamente applicati. C’è sempre stato chi ha ritenuto che l’antagonista sia stato favorito e che a lui non sia stata riconosciuta l’attenzione dovuta. Impressioni. Errate, ovviamente.

Però, se anche così fosse – e, ribadisco, non è mai accaduto – l’interessato dovrebbe utilizzare anche la minima occasione proprio per illustrare le sue proteste, per dire che viene politicamente penalizzato e discriminato. Insomma, dovrebbe utilizzare lo strumento che contesta per affermare quanto contesta.

Se, invece, si ricorre alla formuletta “con te non parlo”, oggigiorno potrebbero persino darti del fascista. Nell’ipotesi migliore si incappa nell’obiezione che mancano gli argomenti. Non so se sia il caso di Mager, tuttavia un dubbio mi viene. Oppure nella sua furia di insofferente silenzio l’avvocato ambirebbe a negare pure questo diritto?

Pur facendo parte di uno schieramento civico che però non si ispira al centrosinistra (il quale difatti candida l’ex leader della Cgil imperiese Fulvio Fellegara), il candidato sindaco silente (con noi) sembra non vedere di cattivo occhio, con il suo atteggiamento, la proposta dell’avversario Berrino. Alfiere del centrodestra locale, il quale tuttavia ha deciso per le elezioni sanremesi di non puntare su Mager, Berrino vorrebbe incarcerare i giornalisti: quattro anni e mezzo di galera se diffami un politico.

Ora, posto che nessuno, neppure tra i giornalisti, mi risulta essere mai stato d’accordo con la diffamazione dolosa, Berrino, che di mestiere fa anche lui l’avvocato, dovrebbe sapere almeno due cose. La prima: le norme contro certe aberrazioni dell’informazione (e non solo) esistono già. Secondo: ogni reato ha una gradazione di pena studiata e quattro anni e mezzo di galera prefigurano solo la volontà di mettere il bavaglio ai giornalisti.

Per evitare scontri sgradevoli in fase pre-elettorale, quasi con certezza l’emendamento del leader sanremese verrà ritirato. Resta, però, il gesto inaccettabile. E’ come se noi scrivessimo che i politici che non rispettano le promesse devono finire in galera. Le carceri già traboccano, di sicuro non basterebbero… Fuor di battuta: non trova, caro Berrino, che sarebbe un po’ troppo?

Alla fine Gianni Berrino i suoi emendamenti al disegno di legge sulla diffamazione li ha ritirati: dopo il polverone che si era sollevato nei giorni scorsi sul carcere ai giornalisti il senatore ligure di Fratelli d'Italia si è defilato. “Non è stato capito – dice una fonte interna al suo partito – le pene erano state rimosse su molte fattispecie, non si trattava di un emendamento liberticida”. Ma tant'è, alla fine le proposte sono sparite.

Da giornalista è sempre difficile calarsi nel dibattito sulla liberà di stampa, uno dei pochi in cui la nostra categoria è realmente parte in causa e le nostre posizioni rischiano di essere strumentalizzate: ed è giustissimo invocare, assieme alla libertà dei giornalisti di raccontare i fatti (e anche di sbagliare in buona fede) anche la correttezza della stampa. Prevedere, però, pene detentive per un collega che racconta una storia è intollerabile.

Anche perché, e questo è il problema principale che noi viviamo sulla nostra pelle, e chi ha il ruolo di direttore responsabile di una testata giornalistica ancora di più, va tenuto conto dell'uso temerario della causa civile o penale per silenziare i giornalisti.

Abbiamo chiesto a un qualificato gruppo di storici e esperti di raccontarci come poteva essere una giornata Genova nel Medioevo. Ci hanno risposto.

Lo hanno fatto in un luogo straordinario, il convento dei custodi della Cattedrale, cioè l’attuale Museo Diocesano. Un racconto che ha lo scopo di seminare tracce di un lunghissimo periodo storico e, speriamo, suscitare nei telespettatori, la voglia e la curiosità di andare a cercare e percorrere queste tracce. Così è nato il documentario “Un giorno a Genova nel Medioevo” che ho scritto insieme a Silvia Isola, realizzato da Primocanale Production per il Comune di Genova, con la regia di Edoardo Rossi, che sarà trasmesso da lunedì sera dopo essere stato presentato in una diretta alle 21 dai nuovissimi studi di Primocanale.

Ho detto documentario, ma è un termine inesatto. Dovremmo parlare di….docu-dibattito? Infatti, invece di radunare gli esperti in un luogo collaudato, studio, salone, teatro, tutti seduti magari dietro a un lungo tavolo con bottiglie di plastica e bicchieri di carta in pila , li abbiamo “disseminati” in un luogo magico e medievale: un convento-museo. Ognuno in una scena diversa, con affreschi come quinte, ritratti colorati, paesaggi storici, oppure tra le colonne di un chiostro rasserenante. Da qui hanno risposto alle nostre domande ricostruendo appunto “una normale giornata medioevale”. Come era la città, l’intreccio dei vicoli, i quartieri dei lanaioli e i mercati, i palazzi del potere politico, il porto che cambiava completamente aspetto da spiaggia a porto vero con i moli e le galee, le magnifiche chiese.

Mentre Silvia Isola fuori, nelle strade, tra i caruggi, girava con altri ospiti qualificatissimi alla ricerca delle testimonianze medievali, scoprendo una città di torri, oltre ottanta erano! e logge ormai coperte e nascoste in moltissime facciate di palazzi del centro storico.

Dunque ecco due produzioni, una “dentro il Medioevo”, l’altra fuori, ma complementari. Lo abbiamo chiamato “dibattito destrutturato”. Curioso e speriamo ritmato per un evento come questo dal contenuto indubbiamente “importante”, ma forse utilizzabile anche in altre occasioni tutte da inventare.

Come sempre dobbiamo ringraziare gli amici docenti, giornalisti, critici, che da anni di accompagnano con il loro sapere nei nostri viaggi culturali cominciati con “Terza” nel 2019, da Antonio Musarra, storico, che è il curatore scientifico della bella iniziativa comunale sul Medioevo, a Giacomo Montanari storico dell’arte moderna in Unige, da Francesco De Nicola professore emerito di Letteratura italiana nella nostra Università, a Francesco Mosetti Casaretto docente di Letteratura latina medievale a Torino, da Pierangelo Campodonico direttore del Museo del Mare, a Paola Martini conservatrice del Diocesano, da Giulio Sommariva direttore del Museo dell’Accademia, al critico musicale e scrittore Roberto Iovino, a Roberto Panizza storico della cucina.

A inventare, creare, realizzare ci pensa la “seconda anima” di Primocanale, che viaggia parallela alla prima, quella storica nata nel 1982, quella delle news a getto continuo e soprattutto di un servizio pubblico vero che ha una originalità unica: le “dirette”. Laddove i giornalisti e le telecamere di Primocanale ci sono sempre, a tutte le ore, nei momenti felici e nelle tragedie, dalle feste del Cinquecentenario nel ’92 ai drammatici giorni del G8, dalle mutazioni della città nel 2004, all’ immane tragedia del Morandi. Sempre, subito e unici per ore e ore di diretta, portando i telespettatori sul posto con l’unico movimento di una pressione sul telecomando.

La seconda anima da oggi è quella di “Primocanale Production”, per la realizzazione di documentari, docufilm, speciali, tecnologicamente avanzatissimi per essere utilizzabili su tutte le piattaforme nazionali e internazionali, con l’obiettivo di portare oltre i nostri confini immagini, eventi, cronaca e cultura del territorio. E questa nuova anima proiettata nel futuro è stata affidata a un gruppo di giovani coordinati da Edoardo Rossi. Chiamiamoli con nomi e cognomi, se lo meritano: Patrick O’ Connor, Tomaso Licalzi, Alex Fragalà, Lorenzo Vigo. Ma sempre dietro l’occhio “storico” di Massimo Saperdi.
Con loro è nato “Un giorno a Genova nel Medioevo”. Siamo partiti da lontano? Meglio così, avremo più argomenti a disposizione…..