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Benedetta ha 23 anni e resterà in Africa per tre mesi
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MUSOMA, TANZANIA - “Sono in Africa perchè mi hanno insegnato a non essere una spettatrice passiva della realtà e qui la prima cosa che ho imparato è vivere con estrema semplicità in mezzo a tanti sorrisi ora voglio contribuire ad aiutare il numero più alto di bambini”. Così Benedetta Serra sintetizza a Primocanale la sua esperienza di volontaria per tre mesi in Tanzania sul lago Vittoria in un centro che salvaguarda i diritti dei più piccoli.

“In swahili “Jipe Moyo” indica un incoraggiamento, un invito ad andare avanti nonostante la situazione non sia favorevole. È con questo spirito che nel 2001 Suor Anunciata Chacha ha deciso di agire per contrastare la situazione di disagio in cui si trovava la regione del Mara, in Tanzania, dove troppi bambini vivevano (e tuttora vivono) per strada, i cosiddetti streetchildren, e ha voluto dar loro una seconda opportunità aprendo il centro Jipe Moyo – spiega Benedetta - il centro gestito dalle Immaculate Heart Sisters of Africa si pone l’obiettivo di promuovere i diritti dei bambini, ricostruendone la dignità, e combattendo contro la violenza, sperando di ottenere una società che sostenga i diritti dei minori”.

Il centro si occupa attualmente di 115 bambini, tra i 2 e i 20 anni, ma riesce a ospitarne solo una quarantina, ma fornisce assistenza e materiali a tutti quelli che hanno una famiglia e vengono monitorati a distanza.

“I ragazzi provengono da situazioni disperate, molti di loro sono stati abbandonati per strada quando avevano pochi mesi di vita e sono stati accolti nella nuova famiglia di Jipe Moyo  molte bambine vittime di mutilazione genitale che nonostante sia illegale è ancora molto diffusa nel paese ma anche matrimoni forzati; altri ancora sono vittime di abuso, maltrattamento, sfruttamento sessuale e lavoro minorile”.

Cosa fa il centro in pratica? “Fornisce cibo, vestiti, materiale scolastico, assistenza sanitaria e psicologica; i bambini vengono iscritti a scuola, partecipano a counseling di gruppo o individuali, e, finalmente, hanno la libertà di essere di nuovo bambini; oltre a monitorare i comportamenti e i risultati dei ragazzi attraverso visite mensili alle scuole, fornisce assistenza medica, collabora con sponsor, programma incontri con genitori e tutori tramandando insegnamenti positivi, e si preoccupa di ricercare le famiglie dei bambini ospitati, sperando di aiutarle ad accogliere nuovamente i ragazzi cresciuti e capaci di proteggersi. Il centro ha attivato un nuovo progetto per i ragazzi più grandi imparano a leggere e scrivere e anche un'attività manuale”

Come è arrivata la scelta di questo periodo di volontariato in Africa? “Fin da quando sono piccola mi è stato insegnato ad aiutare il prossimo ed a non essere una spettatrice passiva della realtà che ci circonda, e così, appena ne ho avuto l’occasione, ho deciso di partire per tre mesi e mettere i miei talenti e valori a disposizione di chi ne aveva più bisogno – spiega - Come in ogni esperienza di servizio, il mio bagaglio di conoscenze si sta arricchendo enormemente: ho imparato ad adattarmi velocemente ad ogni situazione e condizione, ad apprezzarne ogni aspetto e dettaglio, ma specialmente a vivere con estrema semplicità. La mia giornata al centro è circondata da momenti stupendi: la felicità negli occhi dei bambini, lo stupore perenne, e la gratitudine che i volontari mi dimostrano sono solo alcune delle tante bellezze che incontro. Per quanto riguarda invece i momenti di difficoltà, posso sicuramente citare una conversazione che ho avuto con un ragazzo di 21 anni che ha appena finito la scuola: vorrebbe tanto studiare all’università, ma è orfano, vive al centro da tanti anni e non ha nessuno al di fuori che possa sostenerlo. Quindi la sua unica soluzione è trovare una borsa di studio o una associazione che possa sponsorizzarlo, perchè il centro, al momento, non ha i fondi necessari. Mi sono sentita enormemente piccola e inutile di fronte alla sua richiesta di aiuto, e non ho trovato le parole giuste e delicate per confortarlo. Da quel giorno sono alla ricerca di una soluzione per questo ragazzo, e spero che il suo desiderio venga realizzato”.

Per aiutare Benedetta a portare avanti i progetti dell'associazione tutte le info sul sito www.jipemoyomusoma.wordpress.com o la pagina instagram jipe_moyo_centre 

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