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L'esperto Marco Pepè: "Fa parte della storia della Repubblica di Genova"
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GENOVA -"Le meretrici tra il XV e il XVI secolo pagavano 5 soldi al giorno per esercitare la professione nella Repubblica di Genova. Quei soldi poi venivano utilizzati per le opere pubbliche, fra cui la costruzione dei moli del porto...".
 
A parlare è Marco Pepè, esperto di tradizioni popolari e grande conoscitore della storia anche occulta di Genova, che svela: "A ricordo di questo il Municipio Centro Est ha votato di apporre nell'area di Sottoripa una targa che evochi il ruolo delle meretrici, una storia da cui ha origine il famoso detto in genovese "a l’è cheito ‘na bagascia in maa…", ossia "è caduta una bagascia in mare"...", citato anche nella canzone "a Dumenega" di Fabrizio De Andrè"



Le prostitute non potevano esercitare il mestiere fuori dal postribolo, che era dove ora c'è via Garibaldi, e soprattutto non potevano farlo lungo i moli per evitare che adescassero i marinai - narra ancora Pepè - ma siccome sarebbe stato imbarazzante punirle perché frequentavano luoghi costruiti grazie al loro contributo, era stato loro vietato l'accesso ai moli. Per questo era quasi impossibile che nel loro unico giorno di festa, appunto come canta De Andrè, la domenica, potessero cadere in mare. Da qui il detto "a l’è cheito ‘na bagascia in maa…".

 

 

 

tra il XV e il XVI secolo

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