
“Quello che hanno fatto i portuali genovesi per la Palestina ha avuto un’onda lunga”. Così Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei territori palestinesi occupati, davanti ad almeno due mila genovesi ai giardini Luzzati. “Vorrei che nessuno si sentisse offeso nel portare una riflessione al centro di questa città” ha continuato, riferendosi alle polemiche nate dopo l’annuncio del suo intervento proprio il 7 ottobre, giorno dell’anniversario della strage di Hamas in una delle sale di Palazzo Ducale, poi spostato ai giardini. "Il lutto che provo non conosce barriere, discriminazione: ho pianto per i civili israeliani uccisi il sette ottobre e da allora l'accelerazione della violenza che si è fatta genocidio è qualcosa che è diventata dominante nella mia vita".
Prima del suo intervento Albanese ha incontrato la sindaca di Genova Silvia Salis.
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"Dove eravamo in questi anni e dove erano i lavoratori e gli studenti? Dove erano le università e gli avvocati? Il fatto che ci volesse tanta violenza per accorgersi della Palestina ci parla della nostra miseria. Non dobbiamo proiettare i nostri metodi e il nostro linguaggio su un popolo che combatte per la propria stessa esistenza". Ha continuato Albanese. "Il lutto che provo non conosce barriere, discriminazione: ho pianto per i civili israeliani uccisi il sette ottobre e da allora l'accelerazione della violenza che si è fatta genocidio è qualcosa che è diventata dominante nella mia vita".
Il monito di Albanese
Lo striscione appeso ('Intifada fino alla vittoria, ora e sempre Resistenza") ha portato a un monito di Albanese che ha invitato a "fare attenzione" perché "è vero che la resistenza è un diritto ma in questo giorno utilizzare queste parole in questo Paese vuol dire attirare acredine contro il popolo palestinese. In un momento in cui si sta creando un movimento di massa, in cui non ci siamo solo noi che facciamo certe battaglie da 10, 20, 30 anni, ma anche persone che semplicemente non vogliono il genocidio e che non per forza votano a sinistra o sono persone di sinistra. Ecco queste persone non le dobbiamo perdere, perchè questa non è la nostra storia, questa è la storia del popolo palestinese. Noi dobbiamo fermare il genocidio. La resistenza facciamola qui contro le istituzioni che non rispettano la Costituzione. Per il popolo palestinese dobbiamo essere, in questa parte di mondo, più amorevoli, più compassionevoli, più gentili".
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"Il diritto internazionale non è una bacchetta magica"
Albanese ha poi sottolineato che "il diritto internazionale non è una bacchetta magica" e "non opera da solo. Servono gli Stati. Questo è un momento di accelerazione storica" e ha ricordato che quello del popolo palestinese "non è il primo genocidio che vediamo in questi decenni" riportando alla memoria il genocidio in Rwanda, in Bosnia, nel Mianmar." Ma quello di oggi - ha proseguito - è il primo che ha scosso le coscienze del mondo. E anche le nostre.
Il diritto internazionale ci sta servendo, parliamo lo stesso linguaggio che chiede esecuzione di obblighi, che ci chiama alla coerenza. È l'ultimo strumento pacifico che abbiamo. Se tolgono questo cosa rimane?". Al termine, Albanese ha voluto invitare gli studenti a "continuare quello che state facendo" e a "portare le competenze fuori dall'Università".
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IL COMMENTO
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