Al liceo classico la matematica e la fisica erano un muro quasi insormontabile, con voti che non superavano il quattro, oggi invece lavora alla Nasa, impegnata nella storica missione di Marte, un traguardo che fino a qualche anno fa sembrava irraggiungibile. Lei è Dalia Raafat, ingegnere spezzina, e la sua storia dimostra che anche chi parte da difficoltà apparenti può arrivare a realizzare sogni straordinari: "Il mio percorso non è stato del tutto lineare, il vero limite era dentro di me, nel non credere abbastanza nelle mie capacità". Ai giovani dico non abbiate paura di sbagliare, di cambiare strada o di chiedere aiuto. Quello che sembrava impossibile per me è diventato realtà grazie al coraggio, alla passione e a un impegno senza sosta. Se ci credete davvero, nessun ostacolo è insormontabile". La sua storia da Pasadena, California, in una nuova puntata della rubrica 'Finestra sul mondo' dedicata ai liguri all'estero in onda dal martedì al venerdì alle 13.00.
Il liceo classico e il 4 in matematica e fisica
Il contrasto tra le difficoltà iniziali e il successo attuale emerge anche dal suo ricordo del liceo: "Io ho frequentato il liceo classico e diciamo che ero bravissima in tutte le materie tranne matematica e fisica, in cui puntualmente avevo quattro - racconta - ho frequentato inizialmente due anni l'Università di Pisa e in seguito ho fatto la rinuncia agli studi, non mi trovavo benissimo, e ho ricominciato da zero alla Spezia, dove vivevo, con l'Università di Genova, mi sono laureata in ingegneria meccanica in triennale e in ingegneria meccatronica in magistrale entrambe le volte con 110 e lode. Il mio scoglio principale è stato il fatto di non credere di essere abbastanza capace, intelligente o portata anche solo per le materie scientifiche. Una volta superato questo blocco mentale, poi è stato tutto in discesa".
Da un messaggio su Instagram alla missione di Marte della NASA
Ma come è arrivata alla NASA? È stata una storia particolare, racconta Dalia: "Il mio punto di contatto è stato Instagram, ho contattato quella che per me era il mio idolo, l'ingegnere con cui lavoro adesso, Michelle Easter, e le ho chiesto se potessi fare la tesi di laurea magistrale con lei, nello specifico lavorare alla missione di Marte, che di solito non affidano a dei tirocinanti stranieri, dopo un’intervista di tre ore lei ha accettato e dopo un iter piuttosto lungo sono riuscita ad arrivare qua. Dopo solo cinque mesi mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato e quindi adesso mi trovo qua da due anni alla NASA".
Riportare sulla Terra pezzi di Marte
Il progetto a cui lavora è la missione Mars Sample Return: "È una missione che si prefigge di portare sulla Terra, per la prima volta nella storia dell'umanità, campioni provenienti da un altro pianeta, appunto Marte, io mi occupo in particolare del rover Perseverance stiamo testando le sue capacità per vedere quanto può sopravvivere oltre la missione per cui è stato progettato, quindi nel caso debba percorrere più chilometri, se gli attuatori dei freni e delle sue ruote riescano a sostenere un percorso più lungo rispetto a quello previsto".

Alla NASA tante donne, un altro mondo rispetto all'Italia
Parlando delle differenze culturali e di genere, Dalia sottolinea come "sia molto più facile e sdoganato negli Stati Uniti, soprattutto in California, in una città grossa e cosmopolita come Los Angeles. Ci sono tantissime donne alla NASA qui, nel centro in cui lavoro, e soprattutto nel mio team, rispetto all'Italia è un altro mondo, nel settore dell'aerospazio c'è comunque ancora difficoltà, è un settore estremamente maschile, però limitatamente alla mia esperienza, mi sono trovata molto bene".
Nostalgia di mare, cibo e vita mondana
Alla domanda su cosa le manchi di più della Spezia, risponde con nostalgia: "Mi manca tantissimo il mare, le Cinque Terre, i miei sentieri a Sarbia (zona della Spezia ndr), la tranquillità di vivere in mezzo al nulla, la focaccia, il cibo, il pesce fresco e devo dire che mi manca anche la vita mondana italiana, il prendersi un caffè in piazza o fare l’aperitivo, o riunirsi in piazza la sera, le piazze qui non ci sono".
Ciò che è impossibile per gli altri non significa che sia impossibile per voi
Il suo messaggio è soprattutto ai giovani: "Non sono mai stata una bambina prodigio, non ero portata per le materie scientifiche. Il mio messaggio è che per chi si trova in una situazione simile a quella in cui ero io, non siete soli. Scrivete, contattate, non abbiate paura di chiedere. Ciò che è impossibile per gli altri non significa che sia impossibile per voi. Sono convinta che il duro lavoro, l'impegno, la passione e la dedizione possano vincere contro il talento naturale. Io ne sono la testimonianza, perché il duro lavoro, i sacrifici e anche un po’ di follia nel credere nell’impossibile mi hanno portata fin qui".
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook
IL COMMENTO
Il caso D’Alema e l’incapacità dell’Ue di guardare il mondo con occhi diversi
Genova al centro dei tanti misteri sulle Brigate rosse e il sequestro Moro