
La visita del ministro delle Imprese Adolfo Urso a Genova ha permesso di sciogliere un primo nodo: quello legato alla disponibilità da parte di Genova e delle altre istituzioni e associazioni a dire sì all'eventuale realizzazione di un forno elettrico all'interno dell'ex Ilva. Ma a parte la disponibilità ci sono tante incertezze al momento: in primo luogo la scelta dipenderà da cosa deciderà di fare Taranto, poi c'è il discorso legato agli investitori potenziali e alle loro intenzioni, in terzo luogo se avranno interesse a realizzare un forno elettrico a Genova il cui costo è quantificato in un miliardo e trecento milioni. E poi come verrebbe eventualmente alimentato. Tutta una serie di domande che lasciano ancora ampia incertezza su quale sarà il futuro dello stabilimento.
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A Cornigliano però da tempo è aperta la discussione sull'opportunità o meno di tornare a una produzione a caldo in versione 'green' come sottolinea il governo. E questo giovedì 4 settembre i comitati del no scendono in piazza. L'appuntamento è ai Giardini Melis alle 17. Da qui partirà una passeggiata per via Cornigliano a cui "sono invitati i corniglianesi che hanno a cuore l’avvenire del quartiere e la salute dei propri cari e tutti i genovesi che per la città non vogliono il ritorno della siderurgia in mezzo alle case ma un futuro industriale pulito". Primocanale in diretta dalle 16,45 per seguire la manifestazione.
La sindaca di Genova Salis il giorno della visita del ministro Urso ha aperto alla possibilità di realizzare un forno elettrico citando le altre 26 città italiane che già ne possiedono uno. Su questo arriva la risposta dei Comitati 'no forno': "Nessuno dei forni elettrici presenti in Italia ha una capacità di 2 milioni di tonnellate annue collocata a 200-300 metri dalle case, dalle scuole, dagli ospedali e da un quartiere densamente popolato come Cornigliano. Gli impianti citati dalla sindaca hanno capacità molto inferiori, oppure si trovano in aree industriali portuali o periferiche, ben più distanti dal tessuto abitativo". E qui entra il tema ambientale: "Portare a Genova un forno di scala senza precedenti, in un territorio già segnato da decenni di inquinamento, significa condannare i cittadini del Ponente genovese a nuove esposizioni e nuovi rischi per la salute" scrivono i comitati che sottolineano come "Cornigliano sarebbe un caso unico in Italia e in Europa: un forno elettrico da 2 milioni di tonnellate a ridosso di un quartiere abitato". Ed ecco che arriva un appello dei comitati rivolto a Tursi: "Chiediamo alla sindaca Salis di abbandonare narrazioni parziali e rassicuranti, e di assumersi fino in fondo la responsabilità di difendere Genova e i suoi abitanti da un progetto che cambierebbe per sempre la città, riportandola indietro di decenni".
La Fiom per la giornata prepara invece un volantinaggio per spiegare le ragioni del sì al forno elettrico. Mentre c'è anche una parte di cittadinanza favorevole al forno come il Comitato per il lavoro e per uno sano sviluppo di Cornigliano è d'accordo con la realizzazione del forno. "Per ridurre praticamente a zero i rischi sulla salute di chi lavora nell'acciaieria e di chi abita nelle sue vicinanze, vanno adottate le migliori pratiche di progettazione, di gestione e manutenzione per tutto il percorso produttivo, a partire dalle materie prime sino ad arrivare al prodotto finito. A tal fine, chiediamo l'istituzione di un Comitato di Vigilanza composto da lavoratori e cittadini che affianchi gli enti preposti nel monitoraggio della sicurezza della fabbrica e della vivibilità del quartiere, a partire dalla sua qualità dell'aria". Il comitato chiede anche che venga dato spazio a un progetto per recuperare le aree che si trovano dietro a Villa Bombrini che aspettano da 21 anni di essere riqualificate e restituite al quartiere.
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IL COMMENTO
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