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Pasquale Costa (Don De Negri): "Da 25 ospiti siamo passati a 70 e abbiamo ancora bisogno di aiuto"
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GENOVA -"Con il covid i poveri che bussano alla porta della nostra mensa sono passati da 25 a 70, prima li ospitavamo nei nostri locali, ora invece per evitare i contagi gli consegniamo la cena da consumare nei loro domicili...".

A parlare è Pasquale Costa, responsabile della mensa dell'Associazione Don Vincenzo De Negri di via Teglia, in Val Polcevera, una realtà importante nata sei anni fa grazie alla Caritas diocesana.

Un aiuto, quello della De Negri, possibile grazie a tante aziende che forniscono il cibo, ma anche cittadini, politici, che ogni mese mettono mano al portafoglio.



Poi ci sono i volontari, come la donna ex presidente di quella istituzione della Valpolcevera che è la Fratellanza di Pontedecimo, o anche l'ex presidente del Municipio della Valpolcevera Iole Murruni. Fra i volontari della Don De Negri c'è anche l'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, il primo cittadino più votato di Genova che fa volontariato lì da anni, lo fa prima di essere condannata per la tragedia dell'alluvione 2011 del Fereggiano costata la vita a sei persone.

L'ex primo cittadino non aveva mai voluto rivelare dove svolgeva l'opera di volontariato poi convertita nella pena da scontare tramite l'affido ai servizi sociali. Primocanale l'ha scoperta per caso, con il viaggio nella mensa di Teglia. Cos' la Vincenzi alla vista del cronista è apparsa sorpresa, ma davanti alle domande non si è tirata indietro: "Bello fare volontariato in questo contesto" ha detto subito a una precisa domanda smettendo di pulire carciofi.


Una risposta che ha scatenato i leoni da tastiera su Fb: ma l'ex sindaco, ed è giusto precisarlo per dare un'informazione corretta, intendeva solo svelare perchè aveva iniziato a fare volontariato e non commentare l'affido ai servizi sociali del giudice che l'ha condannata per il tragico alluvione 2011.

Per ultimo ecco l'appello di Pasquale Costa, il presidente della Don De Negri: "Abbiamo ancora bisogno di aiuto perché spendiamo 5 mila euro all'anno per i piatti monouso in cui serviamo i pasti, se qualcuno può darci una mano...".

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