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Domani presidio davanti allo stabilimenti di Cornigliano con possibile corteo. Nicola Appice (rsu Fim Cisl): "Lo stop all'altoforno di Taranto rischia di far aumentare le richieste di cassa integrazione anche nello stabilimento di Cornigliano"
3 minuti e 11 secondi di lettura
di Andrea Popolano

Quattro ore di sciopero anche nello stabilimento di Genova Cornigliano. Incrociano le braccia i lavoratori dell'ex Ilva di tutta Italia. Se sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno infatti indetto quattro ore di sciopero all'ex Ilva in tutti gli stabilimenti per la giornata di mercoledì 21 maggio. A Genova previsto un presidio davanti alla sede con la possibilità di un corteo per le vie del Ponente cittadino.

L'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, è in attesa di delineare il proprio futuro. L'iter per il passaggio del gruppo siderurgico nelle mani della cordata azera composta da Baku Steel Company, Azerbaijan Investment Company e Socar il soggetto principale per provare a rilanciare la siderurgia in Italia. Una partita che potrebbe chiudersi definitivamente entro il mese di giugno. Ma i lavoratori sono preoccupati per il silenzio che ruota attorno al futuro dell'ex Ilva. Le negoziazioni con gli azeri "continuano" ha affermato il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

A far scattare lo sciopero però anche l'incidente avvenuto nello stabilimento di Taranto quando lo scorso 7 maggio è divampato un incendio divampato in una delle tubiere dell’impianto, cui è seguito il sequestro senza facoltà d’uso da parte della Procura di Taranto. A questo è seguita la richiesta di cassa integrazione per quasi 4mila lavoratori, di cui circa 3.500 a Taranto. Ad oggi l'unico altoforno su quattro ancora funzionante è il numero 4.

Appice (rsu Fim Cisl): "Anche a Genova ci sarà un calo della produzione"

"Quanto accaduto a Taranto avrà delle ripercussioni anche nello stabilimento di Genova - spiega Nicola Appice, rsu Fim Cisl -. Inevitabilmente con una riduzione della produzione a Taranto anche a Cornigliano arriveranno meno rotoli. Il timore è che possa aumentare la richiesta di casse integrazione, per il momento su Genova ne sarebbero state richieste circa 175, quindi rientriamo ancora nei parametri sottoscritti a marzo che prevede un massimo di richieste di 190 casse integrazioni ma a Taranto e a Novi Ligure le soglie stabilite per i rispettivi stabilimenti verrà sforata e quindi bisognerà rimettere mano all'accordo. Il rischio è che anche a Genova il numero possa aumentare".

Far ripartire l'altoforno 2 di Taranto al momento è difficile visto che il governo ha fatto capire che non ci sarebbe l'intenzione di investire risorse da questo punto di vista, il tutto rimandato all'eventuale passaggio del gruppo alla cordata azera interessata. Mentre l'altoforno che ha subito l'incidente è sotto sequestro e appare oggi difficile possa tornare operativo a breve, anche in considerazione dei danni subiti. Settimane di attesa per cercare di capire quale sarà il futuro della siderurgia in Italia.

Inontro sindacati-Governo

 

Nel frattempo per domani, 21 maggio, è stata convocata una riunione del tavolo permanente per l'ex Ilva presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La richiesta - viene spiegato - si è resa necessaria per avere gli aggiornamenti della situazione del gruppo siderurgico Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria sia in ragione del gravissimo incidente verificatosi la settimana scorsa presso lo stabilimento di Taranto, con il conseguente annuncio di raddoppiare la messa in cassa integrazione dei lavoratori". "A seguito di una valutazione dell'esito dell'incontro a Palazzo Chigi - concludono Fim, Fiom e Uil - verranno decise ulteriori iniziative per chiedere, come fatto in questi anni di lunghissima vertenza, una fabbrica rispettosa di ambiente, salute e occupazione". 

La situazione a Cornigliano

A fine febbraio il direttore generale di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria Maurizio Saitta ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda gli stabilimenti del Nord Italia (Genova, Novi Ligure e Racconigi) con una produzione che è stata recuperata rispetto al passato, oggi si viaggia al 70% con Genova che ha il suo cuore pulsante nella banda stagnata. Nello stabilimento di Cornigliano sono occupati circa 800 lavoratori. Ma con la produzione di Taranto tagliata anche a Genova 

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