
Una Liguria che è donna, almeno questo dicono i numeri nel giorno in cui si festeggia la Giornata internazionale dei diritti delle donne: secondo gli ultimi dati Istat infatti è di sesso femminile il 51,9% della popolazione ligure, superando gli uomini di circa 58mila unità, prevalentemente a causa della maggiore longevità femminile. E il record in Liguria della persona più anziana lo detiene proprio una donna: si chiama Ines Sommovigo Majoli, ha appena compiuto 112 anni e abita alla Spezia.
Se l'età media è più alta degli uomini però, la situazione professionale non è altrettanto rosea: le donne liguri lavorano in media due settimane all'anno in meno rispetto agli uomini ma soprattutto guadagnano meno. Le operaie mediamente guadagnano 11mila euro lordi all'anno contro i quasi 20mila dei colleghi uomini, le impiegate 20.900 contro 34mila, le donne 'quadro' 54mila contro 67mila. solo il 20% delle imprese liguri ha la certificazione di genere che viene fatta solo nel caso in cui si partecipa ad un bando pubblico, spiegano i sindacati, e il cosiddetto tetto di cristallo è sempre più difficile da superare.
Il dato shock: le operaie liguri guadagnano la metà degli uomini
Ne sono un esempio le pubbliche amministrazioni: in Liguria ci sono 234 comuni e tra questi solo 35 sono guidati da prime cittadine donne. Le sindache liguri dunque sono solo il 14,9% contro una media nazionale del 15,2%. La percentuale sale lievemente nei piccoli comuni, quelli sotto i 5mila abitanti: qui le donne ai vertici sono il 17,2%, guidano 27 comuni su 157.
Eppure gli obiettivi sono chiari e l'attenzione a uguaglianza di genere, lotta alle discriminazioni contro le donne è alta. Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite c'è anche quello di “Raggiungere la parità di genere ed emancipare le donne e le ragazze“. Resta un gran lavoro da fare, ne sono testimoni le lectio e gli ijtnerventi di questi giorni a Genova di "Verso il tempo delle donne", l'evento organizzato da Corriere della Sera e Regione Liguria. E lo raccontano ancor meglio i dati dei centri anti violenza, che sul tema della lotta alla violenza lavorano ogni giorno: l'8 per cento tra chi contatta un centro antiviolenza ha tra i 16 e i 20 anni. Che crescano le giovanissime che si rivolgono ai centri anti violenza, è una buona notizia, frutto del grande lavoro da parte dei centri del territorio per fare cultura già a scuola e aiutare a riconoscere l'inizio di ogni forma di violenza.
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Oltre alla violenza, resta la cultura della salute, del benessere e della cura della donna: spesso schiacciata tra responsabilità, ritmi, mansioni che la obbligano - i dati sono di un vecchio studio italiano - ad avere obblighi che la occuperebbe per 27 ore al giorno, 3 in più rispetto alla durata della giornata. Una missione dunque impossibile.
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Restano infine i consigli per il benessere femminile, da parte dei medici, che in questa giornata hanno organizzato fili diretti e giornate di supporto e visite gratuite: i consigli generali sono quelli di lavorare già sulla pre adolescenza e sulle adolescenti, riducendo l'uso di alcolici, controllando le dipendenze. Ma anche cercando di far capire loro di non seguire magrezza a tutti i costi e modelli visti su social e in Rete. Infine va tenuto alto il controllo, rivolgendosi ai servizi sul territorio, in caso di violenze.
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