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Le trattative per il futuro di Acciaierie d'Italia proseguono sul filo di lana. Ma di tempo, come avvertono sindacati e Confindustria, non ne è rimasto molto per salvaguardare lo stabilimento. Invitalia e Arcelor Mittal dialogano ancora. Le parti stanno cercando di disegnare un meccanismo che consenta ad Arcelor Mittal di uscire da AdI senza che il governo debba ricorrere all'amministrazione straordinaria.
Lo strumento del commissariamento è pronto e attivabile in qualsiasi momento, come ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ma lo scorrere dei giorni allarma i sindacati. Fim, Fiom e Uilm hanno annunciato che in assenza di una risposta della presidenza del Consiglio alla richiesta d'incontro, inviata il 5 febbraio, si autoconvocheranno a Palazzo Chigi. "Il tempo è ormai scaduto, il degrado degli stabilimenti è insostenibile", scrivono le sigle in una nota congiunta, poi l'affondo: "Da giorni sembrerebbe essere in atto una trattativa segreta tra i soci di Acciaierie d'Italia alla ricerca di una soluzione condivisa per il cambio di gestione, in assenza di confronto con le organizzazioni sindacali. È inaccettabile che dopo due decreti voluti dal governo per estromettere Mittal, attraverso l'attivazione dell'amministrazione straordinaria, la situazione e il futuro dell'ex Ilva rimangano nella totale incertezza". L'ipotesi del commissariamento resta la più concreta, date le mosse dell'esecutivo che ha varato due decreti con misure ad hoc per la procedura e interventi per salvaguardare le imprese dell'indotto. Entrambi i testi, che potrebbero fondersi in uno, sono all'esame della commissione Industria del Senato e l'obiettivo è procedere con un iter spedito per la conversione in legge.

In quest'ambito si inserisce l'audizione dell'amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, fissata per martedì 13 febbraio alle 14.30 a Palazzo Madama in commissione Industria. La prospettiva del commissariamento spaventa non poco sindacati e aziende che a Taranto tornano a protestare. "Adesso basta, no al 2015 bis", è la scritta su uno striscione esposto da diversi imprenditori aderenti ad Aigi che, in mattinata, si sono incatenati davanti alla prefettura della città pugliese chiedendo tutele per i crediti vantati nei confronti della società siderurgica. Il riferimento al 2015 riguarda il commissariamento dell'Ilva quando andarono in fumo, ha ricordato Aigi, circa 150 milioni. Le ditte hanno deciso di rimuovere i presidi di protesta davanti alle portinerie della fabbrica, ma le attività restano sospese.