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Nei porti di Genova, Vado e Savona ce ne sono solo tre: il loro compito è quello di effettuare un controllo igienico-sanitario sulle merci
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LIGURIA - Con un Ordine del Giorno proposto dal Capogruppo di Fratelli d’Italia Stefano Balleari e condiviso da tutte le forze politiche dell’Aula, il Consiglio regionale della Liguria impegna il Presidente Toti e la Giunta a sollecitare il Ministero della Salute ad implementare il numero di veterinari adibiti alle attività di vigilanza e di controllo igienico sanitario presso i porti di Genova e Vado Ligure.

Negli ultimi due anni, il decremento in termini di risorse umane adibite ai controlli veterinari nei porti di Genova e Vado Ligure è stato del 56,23%. Solo tre i medici impiegati che, ogni giorno, rilasciano tra i 400 e i 500 certificati. Sulle tavole di un italiano su quattro, arrivano prodotti sbarcati nel porto di Genova e Vado. Si rischia di perdere business a vantaggio di altri porti europei.

"Si tratta di una questione di sicurezza e di competitività dei nostri porti – spiega Stefano Balleari – Nelle ultime due settimane la situazione, già critica, del servizio veterinario è andata peggiorando. Sono rimasti in organico solo 3-4 veterinari, 6 tecnici e 2 amministrativi a coprire il lavoro dei Porti di Genova e Savona Vado. La mole di lavoro a cui queste esigue risorse devono far fronte è impressionante. Dati forniti dallo stesso ufficio parlano di una media di 400/500 certificati al giorno da rilasciare ed una attività ispettiva che, nel corso del 2023, ha visto campionamenti ed analisi su circa 150 mila container, pari al 25% del traffico nazionale, di origine animale destinata al consumo umano o agli allevamenti. Per quanto riguarda la merce di origine vegetale i controlli e campionamenti hanno riguardato circa 100 mila container, pari al 50% del traffico nazionale. Credo sia pericoloso e irrispettoso affidare un’importante e cospicua attività di sicurezza sanitaria a soli 4 medici, nonostante si tratti di professionisti stoici la cui capacità sia, quotidianamente, dimostrata sul campo".

L’allarme era stato dato prima della fine dell’anno dal Direttore Generale di Spediporto, Giampaolo Botta, a seguito delle numerose segnalazioni di disservizi da parte delle proprie aziende associate, riguardanti la situazione desolante di carenza di organico negli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (Uvac) e nei Posti di controllo frontalieri (Pcf).

"Sul servizio veterinario genovese – prosegue Balleari - grava il 25% dei controlli nazionali, media che sale al 38% su alcune specifiche tipologie di controlli. Quindi, sulla tavola di un Italiano su quattro, arrivano prodotti sbarcati nei nostri porti. Considerando che il carico di lavoro subirà un ulteriore incremento dovuto ai nuovi controlli europei legati alla normativa “REACH”, credo sia doveroso richiedere un intervento Ministeriale per dare respiro ai medici veterinari impiegati e garantire il servizio impiegando un più alto numero di risorse umane".

La questione, però non è solo sanitaria. "Se a causa dell’organico ridotto all’osso non riusciamo a rispondere alla domanda del mercato, i porti liguri, soprattutto quelli legati al sistema portuale 'Ports of Genoa' (Savona, Genova, Vado Ligure), che produce 12 miliardi di PIL, rischiano di perdere il business a vantaggio di porti come Barcellona e Rotterdam", conclude Balleari.