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L’azienda rassicura sul futuro produttivo nello stabilimento di Genova: "Stiamo attivando ogni canale che possa portare nuove commesse, concentrandoci sulle opportunità a maggiore probabilità di concretizzazione". Apa (Uilm): "Bisogna dare fiducia"
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GENOVA - La parte green di Ansaldo Energia vola verso Trieste e per il 2024, ad ora, non ci sono commesse. Il futuro di Ansaldo Energia si fa preoccupante, questo il punto di vista dei sindacati Fim Cisl e Fiom Cgil chiamati al tavolo di confronto con azienda e Confindustria che si è svolto a Genova. Per l'azienda era presente l'amministratore delegato Fabrizio Fabbri.

Più fiducioso nel futuro dell'insediamento produttivo genovese è l'amministratore di Ansaldo Fabbri: "Stiamo attivando ogni canale che possa portare nuove commesse, concentrandoci sulle opportunità a maggiore probabilità di concretizzazione e quindi generando nuovi contratti più velocemente di quanto in media richieda il mercato". 

Il coordinatore regionale della Uilm Antonio Apa commenta "Su Ansaldo Energia ci siamo battuti per la ricapitalizzazione e un cambio importante di strategia ma continua ad esistere una questione industriale che deve guardare al futuro senza tentennamenti. L'amministratore delegato Fabbri ci ha presentato un progetto biennale in cui centralizza il core business sulle macchine e sulla parte nucleare. Al contrario dei miei colleghi non ho recepito che l'azienda si disimpegna né che non è in grado di ricevere commesse. L'azienda ci ha presentato un piano in cui nell'arco di un triennio si impegna a portare circa 15 macchine all'anno. Noi abbiamo dato credito all'amministratore delegato, è chiaro che il mercato è difficile, le risorse sono poche ma sono dell'avviso che se non c'è collaborazione da parte dei sindacati ci giochiamo le sorti dell'Ansaldo nell'arco di un biennio".

A essere portate a Trieste saranno le micro turbine prodotte a Genova "perché ci hanno detto che costano troppo" sottolineano dalla Rsu. La mancanza di commesse scritte nero su bianche preoccupa però i lavoratori e i sindacati della Fiom Cgil e della Fim Cisl così come lo spostamento verso Trieste della parte green. "A Genova ci sarà poca roba ma è importante in prospettiva – spiega il segretario genovese della Fiom Stefano Bonazzi -. Oggi c’è poco, domani può esserci tanto. Per sei mesi ci è stato detto che bisogna convertirsi al green perché il gas è in crisi e adesso si manda a Trieste?".

"Ad oggi commesse firmate non ce ne sono, c'è un piano industriale con tanti se, ma di firmato non c'è nulla - spiega Andrea Capogreco, delegato RSU Fim Cisl -. Abbiamo davanti un momento difficile. Anche la liquidità data non è sufficiente per affrontare questa situazione. Ora chiediamo una mano al governo, c'è un tavolo aperto a Roma. Le istituzioni locali che ci sono state accanto devono darci una mano. La parte del green tech verrà spostata a Trieste, ci sono da firmare le ultime carte mentre qui resta l'ingegneria con la parte lavoro di questo settore nella città Giuliana. Perdere questo asset non è bello. Rischio ridimensionamento? Non voglio dirlo io però senza dubbio i numeri sono quelli, abbiamo tante perplessità".

Sul progetto di reindustrializzazione delle aree produttive di Wärtsilä a Trieste il manager di Ansaldo Energia spiega: "È un’opportunità che stiamo verificando e che potrebbe generare, se le condizioni lo consentiranno, una nuova filiera produttiva nel Nord Est mantenendo allo stesso tempo tutte le attività oggi presenti a Genova. Liguria e Friuli-Venezia Giulia sono affiancate dalla vocazione industriale e dalla forte componente dello shipping, consentendo di creare un asse nazionale sull’energia e sui prodotti per la cantieristica navale. Sarà un percorso lungo che, se concretizzato, porterà nuove opportunità per il Gruppo e per il Paese" spiega in una nota Fabbri.

Poche settimane la visita del sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze Federico Freni che ha rassicurato l'impegno del Governo nel ricercare nuove commesse per garantire il lavoro all'azienda: "È un asset fondamentale per la crescita del Paese" ha ricordato Freni che considera l’Ansaldo centrale per lo sviluppo e la transizione energetica. I sindacati sottolineano come in questa situazione (senza commesse) ci sia lavoro fino ad agosto dell'anno prossimo, poi "è tutto da vedere". Ma la situazione preoccupa. Lunedì è in programma l'assemblea interna per fare il punto e decidere come agire. A questa non parteciperà la Uilm. 

Intanto Il Pd ha chiesto la convocazione immediata di un Consiglio regionale della Liguria e comunale di Genova congiunto straordinario sulle crisi industriali dell'ex Ilva e di Ansaldo Energia perché "serve un maggiore impegno a ogni livello istituzionale".

Nell'ultimo periodo le commesse si sono ridotte, fatto che ha iniziato a preoccupare i lavoratori. La Fiom in una nota di alcuni giorni fa ha denunciato che negli ultimi sei mesi i concorrenti hanno chiuso diversi contratti mentre l'azienda genovese ha trovato l'accordo per una turbina in Germania.

Inoltre l'organico in breve tempo è passato da 2320 a 2170 dipendenti con la fuoriuscita volontaria di una cinquantina tra ingegneri e tecnici. Rsu e sindacati vogliono capire dall'azienda come questa si sta muovendo. Su questo tema l’azienda ha ricordato come "prevalentemente nel periodo pre-ricapitalizzazione, si sono registrate circa 200 uscite, di cui poco più della metà volontarie e il resto per raggiunti requisiti pensionistici. Nello stesso periodo sono state inserite in azienda oltre 220 persone grazie a nuove assunzioni e grazie alla stabilizzazione di lavoratori precedentemente in somministrazione o stabilmente operanti per ditte esterne. Va ricordato come l’azienda ha affrontato i mesi passati senza ricorrere a esuberi o ammortizzatori sociali. Oggi il Gruppo Ansaldo Energia conta su circa 2.400 donne e uomini attivi nella sede di Genova e oltre 1.000 nel resto del mondo. Non solo mantenimento occupazionale: nell’incontro è stato affermato l’impegno alla crescita in vista delle prossime commesse e l’obiettivo di inserire nel breve periodo giovani uomini e donne nei reparti produttivi ad alto valore tecnologico".

La società genovese di impianti energetici ha chiuso il 2022 con una perdita di 559 milioni. Quest'anno la storica azienda festeggia i suoi 170 anni di attività. A gestire il gruppo è il manager Fabbri che in primavera ha preso il posto di Giuseppe Marino che ha lasciato il ruolo. L'azienda è controllata per oltre l'80% da Cassa depositi e prestiti. Nel frattempo è stata avviata la ricapitalizzazione con un aumento di capitale previsto da 580 milioni di euro.