Attualità

Il presidente della commissione regionale Antimafia Roberto Centi: "Via libera a ordine del giorno che stanzia ogni anno almeno 600mila euro per bandi di riconversione"
3 minuti e 28 secondi di lettura

GENOVA - Ogni anno 600mila euro a disposizione per riconvertire in chiave sociale e istituzionale i beni confiscati alla mafia in modo da ridargli vita. È questo l'ordine del giorno presentato dal presidente della Commissione Regionale Antimafia Roberto Centi e approvato all'unanimità in Regione Liguria. I singoli comuni potranno presentare progetti di riconversione dei beni immobili fino a 100mila euro.

"L'anno scorso l'assessore Andrea Benveduti aveva emanato un bando sulla base sia della nostra proposta di legge che ancora appunto era all'inizio, sia di un disegno di legge che aveva formulato il suo assessorato a questo bando era stato assolutamente di successo perché avevano fatto domanda i Comuni di tutta la Regione per otto beni confiscati - spiega il presidente Centi -. L'anno scorso i beni confiscati erano otto: due a Genova, due a Spezia, una Spotorno, uno a Serra Riccò e uno a Pietra Ligure".

Gli esempi virtuosi si moltiplicano anche in Liguria. I 600mila euro diventano una cifra fissa per il bando che ogni anno sarà a disposizione, nulla vieta che il finanziamento possa aumentare. "Arriveranno ogni anno sicuramente come abbiamo stabilito e potranno essere implementati già a partire da quest'anno perché l'ordine del giorno dice almeno 600mila euro, a quel punto i Comuni potranno fare la loro domanda, ci sarà una graduatoria sulla base dei criteri che dalla legge e poi cominceranno i lavori. L'importante è che vengano riconsegnati alla collettività. Ci sarà una prevalenza dell'uso sociale laddove ci sono delle associazioni iscritte a un determinato ordine che ne faccia richiesta, come è accaduto ad esempio a Genova ma nulla vieta a un Comune di usare questi questi beni per un creare un ufficio, una caserma della polizia locale o un qualsiasi altro uso istituzionale: ben venga perché è importante sia l'aspetto economico ma anche l'aspetto simbolico. Cioè la collettività si riappropria di un bene e lo mette a disposizione delle persone".

In Liguria i beni immobili sequestrati alla mafia sono 460, solo a Genova c'è il sequestro Canfarotta che è di 115 immobili: questo è il più grande sequestro effettuato nel Nord Italia. Sono tantissimi i beni sequestrati - spiega Centi - e questo dimostra purtroppo non solo che sono stati sequestrati e confiscati ma anche che c'è la mafia in Liguria. E poi ci sono una trentina di aziende sequestrate. È un problema che stiamo studiando in questo momento perché una parte della legge si occupa anche del come riconvertire le aziende una volta depurate della parte mafiosa, spesso i lavoratori impegnati in queste aziende subiscono le conseguenze della parte delinquenziale. E il colmo è che una volta depurate dalla mafia queste aziende falliscono perché non hanno più i proventi garantiti dalla stessa. Ma questo è sbagliato e nei limiti della normativa europea e nazionale che vieta con l'aiuto. Noi dobbiamo fare di tutto nei limiti della della norma per aiutare le aziende che cercano di risollevarsi una volta che non sono più gestite da mafiosi".

Una misura che rappresenta un forte segnale "Le mafie - spiega ancora Centi - vivono molto anche di simboli e simbologia: è un aspetto economico fondamentale perché togliere a una famiglia mafiosa beni da milioni di euro non è uno scherzo ma soprattutto vedere che vengono riconvertiti a beneficio del pubblico e della collettività ha un valore fondamentale. È uno smacco che difficilmente (le famiglie mafiose ndr) possono dimenticare" precisa Centi.

A livello nazionale è stata però cancellata parte dei fondi messi a disposizione dal Pnrr per la riconversione dei beni sequestrati alla mafia. "Mi ha fatto veramente dispiacere, si tratta di 300 milioni a livello nazionale che il Pnrr destinava alla ristrutturazione proprio dei beni confiscati - spiega Centi -. Questi fondi destinati erano destinati alle regioni del sud con un errore gravissimo che era stato fatto dai governi precedenti e contro il quale noi c'eravamo espressi come consiglio regionale e anche come Giunta per far sì che fossero destinati anche alle regioni del Nord dove è presente un terzo dei beni nazionali confiscati alle mafie. Speriamo che sia vero quello che dice il ministro Fitto e cioè che tutti questi interventi stralciati verranno rifinanziati in altro modo. Però anche così è un pessimo segnale, almeno dal punto di vista simbolico" conclude Centi.