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I fondi si vanno ad aggiungere ai circa 180mila euro già stanziati per l’annualità 2023 e permetteranno di dare continuità ai progetti fino al 31 ottobre 2023
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GENOVA - Regione Liguria dà il via libera alla proroga di “La rete che unisce”, il progetto dedicato all’inclusione delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, stanziando 216mila euro aggiuntivi per finanziare nuove iniziative di reinserimento e inclusione.

I fondi si vanno ad aggiungere ai circa 180mila euro già stanziati per l’annualità 2023 e permetteranno di dare continuità ai progetti fino al 31 ottobre 2023. L’iniziativa, una co – progettazione che vede come capofila la cooperativa sociale Agorà e che coinvolge una trentina di realtà del Terzo settore su tutto il territorio ligure riunite in un’associazione temporanea di imprese, prevede ad esempio la formazione professionale e l’assistenza ai nuclei familiari dei detenuti, inclusi i minorenni, oltre a servizi pubblici per il sostegno alle vittime di reato, per la giustizia riparativa e la mediazione penale. Il progetto si svolge in sinergia con gli uffici territoriali del Ministero della Giustizia: Prap (Provveditorato Regionale dell'amministrazione penitenziaria), l’UIEPE (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna) e il CGM (Centro giustizia minorile).

“Nei suoi oltre dieci anni di vita il progetto ‘La Rete che unisce’ ha dato un contributo concreto e significativo alla tutela del benessere delle persone sottoposte a misure restrittive e alle loro famiglie – spiega l’assessore al Sociale e al Terzo Settore Giacomo Giampedrone - Si tratta di iniziative che svolgono un ruolo fondamentale anche nel reinserimento sociale, ad esempio con corsi professionalizzanti o di formazione, per dare un futuro e prevenire la recidiva: con questi nuovi fondi diamo modo alle associazioni e agli operatori la possibilità di svolgere le loro attività in modo continuativo, per non interrompere il lavoro svolto negli ultimi mesi”.

La ‘Rete che unisce’ prevede un’ampia gamma di iniziative, volte a creare una sorta di “ponte” tra l’interno e l’esterno delle strutture detentive. Tra le attività svolte all’interno degli istituti ci sono colloqui informativi sull’accesso alle misure alternative alla detenzione, mediazione culturale, supporto alle genitorialità delle persone detenute: tra le attività ‘extra – murarie’, dedicate ad adulti e minori, ci sono invece il sostegno nei percorsi di messa alla prova stabiliti dai tribunali, oltre all’ orientamento sulle possibilità di lavoro e servizi socialmente utili, interventi di mediazione e giustizia riparativa, attività di educazione al lavoro, interventi di prevenzione della recidiva.

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