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Le telecamere della trasmissione di Primocanale "Inchiesta, 5 territori un tema" questa settimana cercano di fare luce su quello che è il grido d'allarme di uno dei settori, quello turistico, più importanti per l'economia della Liguria in vista della stagione
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GENOVA - Che sia crisi del lavoro stagionale non c'è dubbio, ma sulle motivazioni del fuggi fuggi generale dal mondo legato all'accoglienza a al turismo sono ancora diverse le ipotesi verso cui puntare il dito.

Per la mancanza di manodopera e il disequilibrio tra domanda e offerta c'è chi parla di un ricambio dopo il covid che avrebbe favorito la fuoriuscita di molti giovani dal campo del lavoro stagionale per ambiti più stabili, per altri si tratta dell'antico problema di lunghi turni di lavoro durante weekend e festivi ma per molti, spesso proprio i datori di lavoro, la situazione sarebbe imputabile al reddito di cittadinanza.

Le telecamere della trasmissione di Primocanale "Inchiesta, 5 territori un tema" questa settimana cercano di fare luce su quello che è il grido d'allarme di uno dei settori, quello turistico, più importanti per l'economia della Liguria in vista della stagione estiva. E se la denuncia arriva forte dalle Riviere, anche tra bar, ristoranti e hotel del capoluogo ligure, che nel 2022 ha toccato quasi due milioni di turisti (il 49,1% in più rispetto al 2021), si nasconde il cartello "Cercasi personale".

"Sto cercando tutte le figure, lavapiatti, camerieri, baristi... tutti", racconta Dardour Lofti, proprietario di un ristorante che si affaccia sul Bigo al Porto Antico. "Siamo molto in difficoltà e sinceramente non so come faremo ad affrontare la stagione estiva. Offriamo il buffet proprio per questo, per la mancanza di personale: io faccio l'apertura, mia figlia e mia moglie mi danno una mano e andiamo avanti così. Il problema è grosso perchè in una zona come al Porto Antico può esserci un boom di clienti sia in settimana che nel weekend e siamo, purtroppo, impreparati".

"Molti si presentano e vogliono lavorare in nero per il reddito di cittadinanza, non vogliono perderlo, magari vogliono arrotondare ma non accettano contratto. Non vogliono essere in regola", continua.

"Il problema c'è sempre stato, in linea di massima, ma con il covid si è accentuato" svela a Primocanale Maximiliano Arsì, titolare di dodici attività in vari angoli di Genova. "Poi è subentrato il reddito e a quel punto è diventato una catastrofe: tutti chiedono di lavorare in nero e così finisci a non avere forza lavoro".

"È stato un periodo frustrante e per questo, a un certo punto, ho deciso di fare una prova: ho messo un annuncio online per determinati ruoli full time con contratto a tempo indeterminato. In una settimana niente, nemmeno una candidatura. Allora ho cambiato, ho messo part time a tempo determinato e qualcosa si è mosso. Niente di che, ma è il sintomo di un problema molto grosso per il nostro settore".

 

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