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 GENOVA - Se ne è andata a 98 anni Franca Tomellini Fassio, signora delle navi e della grande flotta della sua famiglia, armatrice, vittima con tutta la sua famiglia di una delle più grandi ingiustizie nel mondo marittimo, sentenziata dal Tribunale fallimentare di Genova nel 1976. Il destino ha voluto che questa grande donna genovese, di una tempra fortissima, mancasse solo un mese dopo la figlia Marzia, medico all'Ospedale Galliera, morta dopo una lunga malattia.

Franca Fassio, un po' superficialmente  definita “l'armatrice in gonnella”, era al timone del gruppo “Villain e Fassio”, navi, assicurazioni, editoria con “Il Corriere Mercantile” , la “Gazzetta del Lunedì”, quando la tempesta si abbattè sull' azienda, una delle più importanti di Genova nei suoi settori.

Fondata dal genio di Ernesto Fassio, figlio di un pasticcere, affermatosi rapidamente nel primo Dopoguerra, partendo dalle assicurazioni, la “Villain” era stata costretta a un accordo con l' Egam, azienda mineraria di Stato per compensare la maxi liquidazione di 13 miliardi con la quale era uscito dal gruppo Giorgio Fassio, primogenito di Ernesto. 

Franca, sposata al medico legale Radu Tomellini, era stata designata come amministratrice delegata e aveva affrontato le difficoltà, che tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta avevano colpito il mondo marittimo, tra crollo dei noli e storica crisi energetica.

Al tempo del fondatore Fassio la “Villain” era una vera potenza guidata da un uomo carismatico, concorrente forte di Costa e Lauro, leader dissidente nel mondo armatoriale e assicurativo. I Fassio si distinguevano per il loro stile e per la ramificazione delle competenze.

Alberto, l'altro figlio maschio, giornalista professionista, era più interessato all'editoria e alle altre attività del gruppo che alle navi. Così era toccato a Franca prendere quel timone. Le difficoltà culminarono nel 1976 con una rapida procedura fallimentare, che era passata da una amministrazione controllata a una dichiarazione di fallimento, decretata il 26 aprile.

 

Nello stesso giorno scattò il clamoroso arresto per Franca Tomellini Fassio, accusata di bancarotta fraudolenta. La detenzione, durata 45 giorni, destò molto scalpore, che divenne scandalo quando, pochi mesi dopo il crak, la procedura fallimentare aveva già incassato una grande parte del deficit di 60 miliardi, colmato dalla vendita delle navi, delle società di assicurazione Levante ed Europa, veri “gioielli e delle proprietà immobiliari, tra le quali il Castello di Portofino, la villa Grimaldi di Nervi con annesso il roseto.

Franca Fassio resistette con grande dignità all'arresto e alla detenzione. Era una radical liberale con idee forti e si narra che in carcere ingaggiasse vere polemiche con le suore che svolgevano il servizio.

I Fassio sono stati una famiglia duramente colpita non solo dall'ingiusto fallimento ma da tante disgrazie. Alberto aveva perso Ernesto jr e  Ferdinando, due figli in età giovanissima in altrettanti incidenti stradali. La stessa Franca aveva visto morire giovane il figlio Giorgio, avviato a seguire le vocazioni di famiglia.

Non si era mai arresa, resistendo con dignità alle ingiustizie. In età avanzata si era impegnata in prima persona nel volontariato: la si trovava perfino nelle cucine delle organizzazioni di solidarietà a far da mangiare per i più bisognosi. Altro che armatrice in gonnella!

Qualche anno fa era comparsa anche a un evento genovese a Palazzo Ducale, nel quale suo nipote Giovanni, editore di grande qualità, aveva presentato un libro che pubblicava le navi dei Fassio. Ed era intervenuta con grande spirito a difendere ancora il suo passato tanto glorioso quanto sfortunato.

A Franca Fassio e alla sua famiglia Primocanale ha dedicato una puntata di Dynasty.