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L'azienda ha sospeso i contratti a 145 aziende dell'indotto
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GENOVA - La vicenda dell’ex Ilva continua a tenere in apprensione i lavoratori e la comunità genovese: le aree attribuite ad Accaierie d’Italia continuano a essere fortemente sottoutilizzate. Il Comune, e recentemente anche l’Autorità portuale (il presidente Signorini ne ha parlato a Primocanale nel corso di un Terrazza Incontra, GUARDA IL VIDEO) chiedono con forza che quegli spazi possano tornare a disposizione della città, che potrebbe destinarli ad attività maggiormente remunerative e più interessanti sul fronte occupazionale.

Per contro la direzione di Acciaierie d’Italia, in particolare il presidente Franco Bernabè, hanno sempre respinto al mittente queste richieste, giudicando la riduzione degli spazi incompatibile con la sopravvivenza delle lavorazioni dell’acciaio. Anche i sindacati, in linea generale, supportano questa visione: “Prima di liberare delle aree – è il mantra dei rappresentanti dei lavoratori – è necessario che l’azienda presenti un piano industriale dettagliato che specifichi quale sia il destino dello stabilimento”.

Ma lungi dal migliorare, la situazione delle acciaierie sempre attorcigliarsi sempre di più: è delle ultime ore l’annuncio dell’azienda di sospendere i rapporti con 145 aziende che svolgono servizi in appalto per l’ex Ilva. La scelta di dare il benservito a tutte queste società, e ai loro dipendenti, è stata giustificata dall’amministratore delegato Lucia Morselli con “sopraggiunte superiori circostanze”. Quali siano queste circostanze non è difficile da capire: basta ascoltare le parole felpate che il presidente Bernabè ha pronunciato in un’intervista rilasciata a Class Cnbc: “Nessuna pressione sul Governo – ha detto – ma 700 milioni stanziati per l’ex Ilva non sono ancora arrivati e la crisi di liquidità è pesante e va sbloccata”. Insomma, non ci sono i soldi per pagare. Nel frattempo a Genova restano a casa 30 persone in Cassa Integrazione a zero ore (per lo più su base volontaria) e circa 120 dipendenti sono quotidianamente in 'cassa' a rotazione. 

Una crisi senza fine che Genova è stanca di tollerare: "L’annuncio di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività di 145 aziende appaltatrici è inaccettabile: per questo è opportuno conoscere le reali intenzioni del gruppo per tutelare tutti quei lavoratori che per troppo tempo sono stati lasciati in un limbo professionale ed umano – ha detto l'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti - Da tempo auspichiamo, per un paese industrializzato come l'Italia in cui la filiera dell'acciaio ha sempre ricoperto un ruolo strategico, la definizione di un piano industriale in cui ricchezze, come l'ex Ilva, possano consolidarsi e svilupparsi in un'ottica di rinnovata tecnologia che combini ad una doverosa attenzione ambientale un'altrettanto doverosa attenzione al lavoro e allo sviluppo". "Siamo fiduciosi che il nuovo governo sappia cambiare rotta su questi temi, rispetto alle fallimentari scelte del passato, con una moderna definizione di priorità strategiche per aziende che devono seguire criteri, più che di pure finanza, di interesse nazionale" conclude Benveduti.

Oggi intanto a Roma il ministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso ha convocato i sindacati per fare il punto della situazione: l'incontro ha come oggetto principale la situazione dello stabilimento di Taranto ma sono sul tavolo anche le tematiche delle altre sedi. Prima di vedere i sindacati il ministro ha incontrato il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano: "Siamo sull’orlo di una situazione di enorme difficoltà, il Governo Draghi ha stanziato un miliardo di euro, che rischia sostanzialmente di essere versato in un pozzo senza fondo", ha dichiarato il Governatore. 

All'uscita dell'incontro ha parlato Stefano Bonazzi, Segretario Generale Fiom Cgil Genova: "Serve una presa di responsabilità da parte del Governo per invertire la lenta agonia oggi presente negli stabilimenti di Acciaierie d'Italia.
Il Ministro ha dichiarato la volontà di modificare la governance, con l'ingresso dello Stato come azionista di maggioranza.
Se quella è la strada scelta, la perseguano in tempi brevi. Troppo spesso in questi anni abbiamo ascoltato proclami della politica mai concretizzatisi: i risultati nell'ex Ilva sono sotto gli occhi di tutti". 

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