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L'azienda genovese guidata da Alessandro ed Edoardo Garrone ha detto addio al petrolio diventando il primo operatore eolico in Italia e l'ad Paolo Merli fa chiarezza dopo le polemiche sui mancati pagamenti delle aziende green
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GENOVA - Per avere successo occorre avere visione, capire dove sta andando il mondo e anticipare tutti. E’ quello che sono riusciti a fare Alessandro e Edoardo Garrone capaci di trasformare in corsa l’azienda di famiglia. Da sempre, e più precisamente dal 1938, la genovese Erg, acronimo di Edoardo Raffinerie Garrone, è stata sinonimo di petrolio. Oggi è invece sinonimo di verde, vento e energie rinnovabili. L’azienda è infatti diventata il primo operatore eolico in Italia, tra i primi dieci del Vecchio Continente. E non solo. E’ attiva anche nella produzione di energia da fonte solare, risultando tra i primi cinque in Italia.

Erg è composta da circa 800 persone con un ricavo annuo nel 2021 di circa 1,2 miliardi di euro. Ha chiuso il primo semestre 2022 con ricavi adjusted pari a 374 milioni, in aumento di 115 milioni rispetto al primo semestre 2021 proforma (259 milioni) e stima per i prossimi mesi un margine operativo lordo nell'intervallo compreso tra 485 e 515 milioni di euro, in aumento rispetto al range precedente di 450 e 480 milioni di euro. Il cda dell’azienda genovese ha approvato una relazione semestrale che mostra un risultato netto delle attività continue adjusted di 122 milioni di euro, contro i 53 milioni del primo semestre 2021 (+132%).

 

Poche settimane fa ABN Amro Sustainable Impact Fund ha annunciato la vendita a Erg di MP Solar bv, società proprietaria di 18 impianti fotovoltaici in Italia. Un’operazione da 128 milioni che aveva portato anche un significativo rialzo in Borsa del valore delle azioni.

Insomma numeri da record, numeri eccezionali. Numeri addirittura non previsti dalla stessa azienda. Al punto che il Governo li ha messi nel mirino e considerati extragettiti da tassare per rimpinguare le tasse dell’Erario e finanziare sconti nelle fatture elettriche e del gas degli italiani.
Anche se il gas sale, era il ragionamento, non aumentano i costi di funzionamento delle pale eoliche o dei pannelli solari. Così a marzo ha imposto una tassa del 10% sugli extraprofitti realizzati dalle imprese energetiche nei sei mesi precedenti, in maggio l'ha alzata al 25%. L'obiettivo era raccogliere 4 miliardi entro giugno, per salire a 10 a fine anno. Un vero e proprio flop, perché alla prima scadenza era entrato solo 1 miliardo. Il premier Draghi si era arrabbiato molto, definendo "intollerabile eludere una disposizione del governo".

“La cosiddetta tassa sugli extraprofitti non solo è sbagliata, ma è incostituzionale. Penalizza il settore delle rinnovabili, fondamentale per la decarbonizzazione, solo per raccogliere fondi per mance elettorali volute dai partiti”. Paolo Merli, amministratore delegato di Erg, in una intervista a La Repubblica minacciava persino di fare ricorso contro il provvedimento. “Come Gruppo Erg, principale operatore del settore eolico in Italia, siamo frustrati. A fine febbraio, assieme a tutti gli associati di Elettricità Futura, avevamo dato disponibilità al governo ad accelerare gli investimenti per installare 60 gigawatt di rinnovabili nei prossimi anni a fronte di una semplificazione delle procedure autorizzative”. Invece ora su questa misura “la modalità scelta è priva di senso - continua Merli - Prendiamo il caso di una azienda energetica che abbia fatto operazioni straordinarie, magari vendendo degli impianti: viene penalizzata per quanto ha incassato ora senza tenere conto di quanto aveva speso magari 2 o 3 anni prima?”.
Ora che Draghi non c’è più, il nuovo Governo dovrà decidere se continuare la ricerca degli extra gettiti oppure scegliere strade differenti. Intanto alla Erg vanno avanti tranquilli: il binomio verde - profitti è stata un’intuizione geniale. Una rivoluzione tutta genovese.