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Molti con il viso coperto per la paura di possibili ripercussioni al loro ritorno in patria o per la famiglia ancora in Iran: un uomo iraniano che si aggirava con fare sospetto per la piazza è stato segnalato alla Digos che lo ha identificato
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GENOVA - 'Siamo tutte Mahsa Amini'. Una distesa di bandiere a pochi metri dalla fontana di piazza De Ferrari per protestare contro la polizia religiosa in Iran, dove pochi giorni fa è morta la 22 Mahsa Amini, uccisa per non aver indossato correttamente il suo hijab.

Da Milano a Torino fino a Bologna le manifestazioni contro la polizia 'morale' che terrorizza e uccide le donne in Iran hanno raggiunto anche il capoluogo ligure. Più di 300 persone tra iraniani che abitano in Liguria e genovesi si sono riuniti in piazza de Ferrari dopo le 17 armati di bandiere e cartelli. Dopo i discorsi istituzionali, via a balli e canti, un simbolo di quello che le donne non possono fare per le strade del loro paese natale. In scaletta anche un ringraziamento all'Italia e un simbolo di resistenza con Bella Ciao in persiano. 

Anche a Genova, come in molte altre città italiane, momenti forti durante il sit-in quando alcune donne della comunità iraniana genovese hanno deciso di tagliarsi i capelli in segno di protesta facendo scoppiare protestanti e curiosi in un grosso applauso.

Contro la repressione in corso in Iran in piazza centinaia di uomini. Anche loro, come raccontano alcune giovani ragazze iraniane in Liguria per l'università, "non se la passano bene. Le donne rischiano di più, si, ma tutti nel nostro paese non possono scegliere e possono essere picchiati, incarcerati e uccisi: anche solo per un pantaloncino al ginocchio o se sono scoperti a bere un bicchiere di vino"

A parlare un giovane iraniano, che prende in mano il microfono in un atto di coraggio facendosi portavoce delle donne e degli uomini che non possono farlo: "Oggi con me ci sono tanti giovani studenti e lavoratori iraniani che hanno paura di mostrare il loro volto, anche in Italia, un paese democratico, perché hanno paura semmai decidessero di tornare in Iran. Da decenni non possiamo ballare, bisogna farlo di nascosto. Per questo vorrei che si ballasse qui, in piazza".

Così tanta la paura, giustificata dalla violenza che avviene ogni giorno nel paese affacciato sul golfo Persico, che un uomo iraniano con telecamerina alla mano ha fatto scattare l'allarme tra i protestanti, coperti in viso per non farsi riconoscere. Il timore di una possibile spia tra di loro è reale. Il giovane, che sarebbe stato notato mentre girava per la piazza riprendendo gli iraniani a manifestare, è stato segnalato alla Digos, che si è subito adoperata per identificarlo e verificare le sue generalità.

Tra la folla anche l'assessore ai servizi sociali Lorenza Rosso: "Sono qui oggi per portare la solidarietà del sindaco e della giunta a questa manifestazione e a tutta la comunità iraniana a Genova. Voglio dire a tutti che il comune vuole aiutare, e insieme potremo seguire questa situazione collaborando per promuovere iniziative che possano aiutare a comprendere e superare eventi così gravi".

A manifestare anche il senatore e consigliere comunale Mattia Crucioli, che ha portato la situazione iraniana nelle aule comunali: "Oggi il Consiglio Comunale ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno da me presentato, in cui ho chiesto formalmente al Sindaco e alla Giunta di impegnarsi a manifestare solidarietà nei confronti del popolo iraniano, e in particolare delle donne iraniane, che stanno subendo una brutale repressione durante le proteste nate a seguito dell'uccisione da parte della polizia iraniana di Mahsa Amini, colpevole di non indossare correttamente il velo. A nome di tutto il Comune di Genova esprimo quindi la nostra vicinanza".