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L'emozionante storia di Mehadi Pranta, studente originario di Decca, Bangladesh
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GENOVA-A soli 22 anni ha ricevuto dal Console Generale del Bangladesh l’onorificenza di Eccellenza bengalese all’estero. Mehadi Pranta, studente originario di Decca, iscritto alla facoltà di Medicina all’Università degli Studi di Genova e residente al Collegio delle Peschiere della Fondazione Rui, è una piccola celebrità nella comunità bengalese di Milano, dove si è trasferito all’età di sei anni insieme alla madre per raggiungere il padre che lì aveva trovato lavoro.

"La mia famiglia vive nella zona sud di Milano, dove risiedono anche molti altri nostri connazionali e tutti si conoscono - racconta Mehadi -. Quando sono entrato a Medicina a Genova la voce si è sparsa velocemente, erano tutti entusiasti di questo mio successo: in effetti è molto raro trovare un bengalese a Milano iscritto a una facoltà considerata difficile, di solito le persone del mio Paese vengono in Italia per svolgere lavori più umili e semplici". Nel giro di qualche mese, la notizia è giunta anche all’orecchio del Console Generale del Bangladesh a Milano, che ha voluto conoscere il ragazzo. L’incontro purtroppo è slittato una prima volta a causa della pandemia, ma quando le misure di prevenzione si sono allentate si è finalmente potuto svolgere.

"Il Console si è complimentato con me dicendomi che durante il suo mandato in Italia non gli era mai capitato di sentire di un ragazzo bengalese con grandi progetti per il futuro - racconta Mehadi, ancora visibilmente emozionato - e prima di salutarci mi ha consegnato lo jamdani come attestazione di Eccellenza straniera all’estero: si tratta di un tessuto prezioso, a grana molto sottile, con cui si realizza il sari o shari, il tipico abito femminile bengalese. Lo jamdani è frutto della sapienza millenaria degli artigiani del Bangladesh e questa tradizionale arte della tessitura è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale. Sono onorato di rappresentare il mio Paese in Italia e orgoglioso di questo premio: sicuramente lo dedico alla mia famiglia, ai miei genitori che mi supportano ogni giorno e fanno sacrifici per darmi un futuro migliore, ma anche ai miei amici e a chi mi accompagna nel percorso di studi, in particolare le persone che ho incontrato in residenza, la mia casa lontano da casa".

Mehadi infatti è ospite a Genova del Collegio delle Peschiere, una delle dodici residenze universitarie di merito della Fondazione Rui (nel capoluogo ligure c’è anche Capodifaro, per l’utenza femminile) che agli studenti offrono non solo vitto e alloggio, ma anche un progetto formativo personalizzato e molte occasioni di crescita e di approfondimento per sfruttare appieno gli anni di studio. Le strutture si trovano anche a Milano, Roma, Bologna e Trieste e sono accessibili a tutti grazie ad agevolazioni sulla retta che raggiungono il 90% dei residenti, borse di studio e convenzioni con le Università.

"La vita in residenza è la migliore opportunità che mi sia capitata da studente universitario - spiega Mehadi - perché mi ha insegnato a convivere e a relazionarmi con tutti, cosa che mi tornerà sicuramente utile quando sarò medico. Inoltre mi ha stimolato a non accontentarmi, a pormi obiettivi sempre più alti: vedere i miei amici studiare e superare con successo esami difficili mi ha dato la giusta motivazione, mi ha spronato a credere nelle mie capacità. Se avessi continuato a vivere con i miei, a Milano, questo non sarebbe successo. In realtà, io mi sono sentito sempre a casa: la residenza è una grande famiglia, nei momenti di difficoltà l’affetto e la vicinanza delle persone è di grande conforto. A volte basta un amico che ti dica: ‘Non preoccuparti, se va male l’esame lo ridarai tra dieci giorni. Intanto però ci facciamo una partita di calcetto’".