
Marco Soracco, il commercialista nel cui studio di Chiavari (Genova) venne uccisa la segretaria Nada Cella il 6 maggio 1996, ha sempre avuto un atteggiamento "freddo, secco, coerente e sicuro di sé". Ma quando gli venne fatto il nome di Anna Lucia Cecere (l'ex insegnante che per l'accusa sarebbe l'assassina), "cambiò repentinamente: iniziò a balbettare, aveva difficoltà a parlare, si muoveva sulla sedia. Un comportamento che non aveva mai avuto, nemmeno nel 1996 quando era indagato per omicidio". Sono le parole pronunciate dall'ispettore Mino Paoletti, il poliziotto che insieme alla pubblico ministero Gabriella Dotto ha fatto le indagini dopo la riapertura del caso nel 2021. "Quando abbiamo riaperto il caso - ha spiegato davanti ai giudici della corte d'assise (presidente Massimo Cusatti) - il nostro dirigente ci disse di ripartire da zero, come se l'omicidio fosse avvenuto in quel momento".
Paoletti ha raccontato tutto il lavoro fatto, dalla ricerca dei vecchi fascicoli e reperti fino alle nuove intercettazioni e ricerca dei testimoni
Paoletti ha raccontato tutto il lavoro fatto, dalla ricerca dei vecchi fascicoli e reperti fino alle nuove intercettazioni e ricerca dei testimoni. Ma anche tutti le indagini economiche fatte su Cecere: "è emerso che prima dell'omicidio non stava bene economicamente, segnava ogni singola spesa. Poi da giugno ha iniziato a comprare mobili, anche oggetti di lusso. Una macchina. Aveva depositato 12 milioni di lire in contanti: 10 li dirottò in un fondo di investimento, due li tenne sul conto". L'ex insegnante ha sempre detto, tramite gli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, che erano una parte di eredità dopo la morte della nonna. In aula sono state ascoltate alcune intercettazioni, tra cui quella tra Cecere e Soracco dopo che sui giornali dell'epoca si era parlato di una donna indagata. Dall'audio si capisce che i due si conoscevano bene: "Io non sono mai stata interessata a te anzi mi fai schifo".
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IL COMMENTO
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