Ottant'anni fa la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un orrore vissuto anche a Genova con i suoi cittadini che per anni vissero nella paura degli attacchi degli alleati che prendevano di mira il porto e non solo. Le stime parlando di oltre 2000 vittime civili in città. Il bombardamento più grave avvenne il 9 maggio del 1943 e causò da solo oltre 1500 morti e 2700 feriti. La Comunità di Sant'Egidio ha voluto ricordare quei tragici momenti con una marcia dei bambini per sollevare l'attenzione sui tanti conflitti ancora presenti in tutto il mondo.
Giuseppe 'Pino' Rolandi all'epoca era un bambino di pochi anni ma ricorda bene quei tragici momenti della guerra e ha raccontato proprio ai più giovani quanto può essere brutta la guerra. "Ricordo bene due cose, le restrizioni alimentari e la paura delle bombe - spiega -. Non c'era da mangiare, avevamo la tessera con tutti i bollini che bisognava tagliare, se arrivavi al forno troppo tardi il pane era finito e ti davano delle focacce immangiabili. Mio papà faceva il ferroviere e noi abitavamo in corso Sardegna e nella traversa con corso Galliera c'era un forno ma capitava di arrivare tardi. Poi c'era anche il mercato dove si trovava ancora qualche rimasuglio".
Ma la seconda grande paura erano le bombe con gli allarmi che annunciavano l'arrivo degli aerei e gli attacchi. Scene che, seppur cambiate nelle modalità si rivedono ancora oggi tra l'Ucraina, Gaza e i tanti Paesi in guerra. "Quando vedo i ragazzi, le donne e gli uomini di Kiev ripararsi nella metropolitana mi viene subito in mente quando noi dormivamo vestiti, perché quando suonava l'allarme dovevamo correre giù nel cosiddetto rifugio, cioè il sotterraneo dell'edificio rinforzato con delle strutture apposite per proteggerci. Questo ci dava l'idea che se cadeva una bomba sull'edificio noi ci saremo salvavamo, non era sempre così" racconta Rolandi.
La memoria di quella ferita non è svanita né assopita dal tempo. "Ricordo da bambino alcune edifici sventrati - spiega il testimone di quegli anni -, a Genova poi c'erano stati anche i bombardamenti navali tra cui quello della bomba di San Lorenzo che poi non è esplosa. Ricordo anche il bombardamento navale dell'11 febbraio del 1941, avevano colpito la mia scuola elementare che si trovava in piazza Giusti, per fortuna era domenica e non c'era nessuno".
Una paura durata anni. "Un altro grande bombardamento avvenne il 22 ottobre del 1942 e provocò un incendio nel tetto del mio edificio, avevamo sentito l'odore di bruciato, avevamo pensato si trattasse di una bomba e siamo scappati, siamo usciti fuori: abbiamo fatto una cosa che non si deve mai fare durante i bombardamenti perché una scheggia ti può uccidere. Ma c'era il panico. Alla fine il nostro appartamento subì dei danni, a quel punto mio padre decide di farci abbandonare la città e andammo in un paese del Basso Piemonte dove c'era mia nonna materna. Avevamo un casetta, c'era il bagno esterno e non avevamo riscaldamento ma era più facile trovare da mangiare".
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IL COMMENTO
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