GENOVA – Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, vale a dire le associazioni di categoria più rappresentative dei gestori degli impianti di carburante, chiamano a raccolta i benzinai di tutta Italia attraverso una serie di assemblee unitarie convocate nelle principali città da Nord a Sud per contrastare i contratti illegali di appalto o di presidio, giudicati nuove forme di sfruttamento a basso costo; concludere senza ulteriori indugi il tavolo di settore necessario a mettere in sicurezza la categoria; e ottenere un immediato confronto con il governo sul disegno di legge di riforma del comparto, più volte annunciato ma rimasto, finora, lettera morta.
Una mobilitazione che oggi ha fatto tappa a Genova dove, presso la sede di Confesercenti Liguria, i rappresentanti sindacali nazionali e regionali delle tre sigle hanno incontrato decine di colleghi provenienti da Ventimiglia a Sarzana. "Un'assemblea partecipata e significativa, a dimostrazione della ritrovata e piena unità delle associazioni sindacali dei gestori in quello che è probabilmente il momento peggiore mai attraversato dalla nostra categoria – riflettono Fabio Bertagnini e Walter Vicentini, presidenti regionali di Faib Confesercenti e Figisc/Anisa Confcommercio –. L'esistenza stessa del mestiere di benzinaio sembra oggi messa volutamente in discussione, da un lato, dalla continua erosione dei nostri diritti e dalla contrazione dei margini praticata da compagnie petrolifere e retisti e, dall'altro, dalla totale mancanza di sostegno da parte del governo che, anzi, utilizza i gestori come capri espiatori su cui scaricare la responsabilità del caro benzina. Basti pensare ad un provvedimento come quello adottato lo scorso anno, l'ormai famigerato obbligo di esposizione del cartello comparativo del prezzo alla pompa praticato dal singolo impianto con quello medio su base regionale, come se il costo del carburante fosse a discrezione del gestore e non delle compagnie, ed ignorando il fatto che ai benzinai spetta un margine di circa 3,5 centesimi di euro ogni litro di carburante erogato, indipendentemente da quanto pagato dall'automobilista".
Problemi noti, ai quali si aggiunge la pratica, ormai dilagante, delle modifiche ai contratti d'appalto affidati alla libera contrattazione. "Sono sempre più frequenti i contratti al ribasso che compagnie e retisti stipulano con i gestori senza la concertazione con le associazioni di categoria e senza che nemmeno vengano depositati al Ministero: accordi che le associazioni stesse si rifiutano di riconoscere e giudicano illegittimi. Inutile dire – spiegano ancora Bertagnini e Vicentini – che tali contratti spingono ulteriormente al ribasso i margini dei benzinai, oltre ad avere una durata irrisoria, spesso di un solo anno, a fronte dei 6+6 contemplati dagli unici contratti riconosciuti e depositati, che riguardano il comodato d'uso gratuito del punto vendita e la fornitura o la commissione del carburante. Peggio ancora, esistono poi contratti di appalto o di guardiania che riducono il benzinaio a mero custode degli impianti, perdendo quindi anche la dignità stessa di gestore del punto vendita".
"In tutto questo – evidenziano Giuseppe Sperduto e Bruno Bearzi, presidenti nazionali di Faib Confesercenti e Figisc/Anisa Confcommercio, ed il segretario generale di Fegica Roberto Timpani – continua a latitare la tanto attesa legge di riforma del settore, necessaria per la razionalizzazione di una rete sempre più obsoleta e pletorica. Lo scorso 15 maggio ci era stata presentata una primissima bozza rispetto alla quale le associazioni, con spirito costruttivo, avevano sospeso il giudizio, ma i dettagli emersi successivamente ci inducono a giudicare questo disegno di legge come una contro–riforma che non tutela in alcun modo i gestori, non va nella direzione della transizione energetica e premia soltanto le compagnie accordando loro, a fronte di una bonifica light, 60mila euro per la chiusura di ogni impianto. Insomma, il vuoto pneumatico".
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