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Bandiere in crisi, ammainate dal calcio moderno e dai loro stessi capricci. Alla vigilia del ciclo di ferro del Genoa il tema riemerge anche perché in rossoblù c'è chi invece ha saputo resistere. Capitan Marco Rossi, atteso dalla Juve di Del Piero e dalla Roma di Totti, passando poi per la Fiorentina dello scontento Montolivo fino all'Inter di Zanetti. Esempio di cuore vero, dalla C all'Europa senza mai discutere e battere cassa.

Sabato il faccia a faccia con Pinturicchio, scaricato da Andrea Agnelli dopo una vita passata con la casacca bianconera cucita addosso. Per Alex sarà Juve fino a maggio, dopo il rinnovo annuale a un milione siglato in estate. Un saluto tra capitani di cui già si sente la mancanza guardando alla prossima stagione.

Stretta di mano impari, gettando l'occhio sulle buste paga, quando la Roma mercoledì sarà di scena a Marassi: perché Totti è sì l'icona del cuore giallorosso, ma oltre cinque milioni annuali percepiti dal Pupone infiammerebbero qualsiasi amore.

Discorso lontanissimo dalla storia tra Rossi e il Genoa: la prendano a esempio il viola Montolivo e i suoi capricci, bandiera ormai solo in potenza e separato in casa dopo il ridimensionamento economico della Fiorentina. Per il capitano del Grifone invece parla il campo, spesso in discussione ma alla fine sempre nell'undici titolare.

E l'ultima sfida nella sfida sarà quella con l'interista Zanetti, trattore nerazzurro ormai impantanato nel fango.

Vessilli scaricati da società, pubblico e campo. Bandiere che traballano, stoppate dagli anni e da stipendi milionari. E Marco Rossi in questo senso guarda dal basso ma a testa alta.