Politica

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In una settimana la stagnante palude della politica genovese ha subito un piccolo tsunami.  E finalmente sul palcoscenico  appaiono nuovi personaggi che si mescolano ai vecchi figuranti e che, tutti speriamo, potrebbero svegliare un dibattito che, francamente, non interessa più che noi, macinatori di non-notizie partitiche e gli stessi protagonisti del giochetto.
Primo fatto. Roberta Pinotti, ottima senatrice del Pd, dopo aver negato per mesi un suo interesse a sfidare alle primarie il sindaco Marta Vincenzi ha annunciato di candidarsi e ha trovato, a poche ore di distanza dall’annuncio l’appoggio dell’ex sindaco di Genova, Giuseppe Pericu e dell’ex presidente di Confindustria ed ex candidato alle vecchie primarie, Stefano Zara.
Secondo fatto. Beppe Costa, imprenditore innovativo, tra Acquario e mondo portuale, il cui nome venne fuori nell’autunno scorso durante una puntata di Destra Sinistra, se non sbaglio, proposto da Raffaella Della Bianca (“Un imprenditore, giovane, dinamico e legato al mondo del volontariato), accetta di essere disponibile per guidare una lista civica.
Terzo fatto. Francesca Balzani, europarlamentare del Pd, non dice no. Preferisce non farsi ritrovare, forse in attesa che i bersaniani prendano una decisione e scelgano un loro candidato alle primarie.
Quarto fatto non trascurabile. Marta Vincenzi tesse una rete di alleanze strategiche del Nord Ovest, con Fassino e Pisapia,  affrontando una nuova strada: vado avanti, non sto a sentire quello che succede dentro il mio partito, utilizzo i mesi che mi separano dal voto spingendo l’acceleratore sulle cose da fare per Genova: terzo valico, ciclo dei rifiuti, busvia in Val Bisagno, e soprattutto, nuovo piano regolatore.
Ora si può davvero discutere. Ma mi stupisce che Claudio Burlando,  mente fine della politica ligure, attribuisca già a Beppe Costa una collocazione di centro sinistra, seguendo uno schema di  etichettatura un po’ vecchiotto, sullo stile degli ultrasettantenni che continuano ahimé a dominare il teatrino genovese, preoccupati di dover andare in pensione (almeno dalla politica dei corridoi e delle stanzette) dopo decenni di onorato e onnipresente servizio.
No, Beppe Costa non mi pare proprio etichettabile con le categorie della politica politicante. E per questo è un nome che funziona.