Uno dei più grandi filosofi contemporanei Guy Debord denunciava che uno dei più profondi malesseri della nostra società consisteva nella netta separazione tra rappresentazione dei media e cruda realtà laddove la tragedia consiste che gli individui mediano sempre più il loro rapporto con il reale trasferendolo nella rappresentazione. E’ una riflessione che mi è sorta leggendo la pagina del Secolo XIX di lunedì 15 dedicata agli impianti sportivi con l’allarme del presidente del Coni Vittorio Ottonello che dice “Impianti sportivi allo sfascio non c’è più manutenzione” e lancia un allarme sul disastro delle strutture gestite dal comune, sulla fatiscenza e l’abbandono. Bene, anzi male. La rappresentazione è perfetta pur nella sua durezza. Ma la notizia dov’è?, O meglio, la realtà è un’altra. Chiunque frequenti gli impianti sportivi genovesi, non diciamo gli atleti ma soltanto i genitori che provano ancora a far praticare un po’ di sport ai loro figli si sono accorti che gli impianti sportivi genovesi non godono più di alcuna manutenzione. Da vent’anni, però. Primocanale Sport è nata 11 mesi fa e ha fatto della battaglia sulla manutenzione degli impianti sportivi genovesi una missione: davanti a dati di fatto così eclatanti (vi rimandiamo sul nostro sito per verificare nei diversi speciali della nostra redazione la cronaca e la descrizione dei disastri del Carlini o di Lago Figoi, per citare i più clamorosi), davanti all’impotente, dispersiva macchina burocratica amministrativa capace solo di perdere soldi ci siamo guardati intorno per capire se qualcuno si fosse accorto del tragico stato in cui versavano queste strutture e se anche da parte del mondo sportivo l’interfaccia burocratica amministrativa delle federazioni e del Coni stesso non ci fossero delle responsabilità se non altro nell’approccio alla questione. Ci è stato risposto che non è il Coni che deve risolvere questi problemi (perché ha altri compiti e perché non ha più soldi) che sono di pertinenza delle amministrazioni competenti, mettendo in evidenza così che il diritto allo sport inalienabile a parole è in una evidente entropia e se qualcuno lo sente ancora come diritto sappia che non ci sono santi a cui votarsi: non è competenza del Coni e nelle casse delle amministrazioni non c’è un soldo da investire. Intanto gli impianti crollano, gli spogliatoi sono indecenti, gli atleti si infortunano su campi irregolari. Ogni giorno. Problem solving: cosa verrà dopo Sportingenova? Boh. Chi amministrerà gli impianti genovesi dopo Sportingenova? Boh. A chi devono fare riferimento le povere associazioni sportive senza sponsor e costrette da sole a reggere il peso del diritto allo sport per tutti? Boh. Ha ancora senso il carrozzone nazionale del Coni cristallizzato in cariche pluridecennali e ingessato in una burocrazia autoreferenziale?
P. S.
Secondo noi la vera notizia di questi giorni sono le nuove gabbie per i lanci di Villa Gentile, un impianto che grazie al volontariato dei tantissimi frequentatori e consentiteci anche alla nostra assillante insistenza, sembra destinato ad essere recuperato. Più precisamente: le “gabbie” sono arrivate venerdì quindi la notizia è vecchia di tre giorni, ma rispetto ai vent’anni di ritardo dell’allarme di Ottonello siamo nella pura contemporaneità.
Sport
Impianti sportivi, tra notizie e realtà
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