Politica

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C’è voluta la ferma azione dell’Italia dei Valori e dell’opposizione di centrodestra in Comune per fermare il progetto del Nuovo Lido di Genova, che avrebbe trasformato quel bel tratto di corso Italia, sebbene privato, in un resort per pochissimi. Senza possibilità di ricavare neppure un piccolo tratto di spiaggia libera per i genovesi che non si possono permettere di pagare ingresso e cabina per trascorrere un giorno al mare.

“Finchè ci saranno le case, noi voteremo contro”, ha detto chiaramente a Primocanale, lunedì scorso, il segretario regionale dell’Idv, Giovanni Paladini. E così alla fine, per evitare una spaccatura in maggioranza, anche il sindaco Marta Vincenzi ci ha ripensato: quel progetto va rivisto. Con buona pace del presidente del Medio Levante, Pasquale Ottonello, che aveva già cantato vittoria (chissà poi perché?) quando la variante era passata in consiglio di municipio.

Per adesso, dunque, la pratica rimane congelata: niente passaggio in commissione, tantomeno in consiglio comunale. Per un bel po’, almeno sino a quando non sarà trovata una soluzione alternativa nell’interesse anche della città, non se ne parlerà più. Qualcuno penserà che è l’ennesima occasione perduta per rimettere in ordine quello stabilimento balneare che dai fasti degli anni ’60 si è lentamente trasformato in un ammasso di cemento e cabine senza ordine. E’ vero: ma forse è meglio prendere ancora tempo e che Tursi ragioni insieme ai proprietari dell’area su come trasformarla, piuttosto che realizzare un altro pastrocchio senza possibilità di tornare indietro.

“Senza case il progetto del Nuovo Lido non si regge economicamente”, spiega l’imprenditore Mario Corica che ha sempre sostenuto l’intenzione di voler fare qualcosa di bello per la città ristrutturando lo stabilimento. Bene: ora ha davvero la possibilità di dimostrare che tiene a Genova e a corso Italia. Proponga un nuovo progetto (il disegno degli architetti dello studio OBR ha molte, ottime soluzioni da conservare come la terrazza e il centro velico), che coniughi gli indiscussi e legittimi interessi privati con il bene della città, affinché dalla ristrutturazione di quel pezzo di lungomare possano goderne (e guadagnarne) tutti. Anche i genovesi.

E stia certo che nessuno, a quel punto, si opporrà. Anzi.