Cronaca

1 minuto e 24 secondi di lettura

Assolti perché il fatto non sussiste. E' finita così la vicenda giudiziaria che aveva coinvolto alcuni cronisti della redazione genovese del Secolo XIX che avevano pubblicato l'identikit del "maniaco dell' ascensore", l' uomo che dal 2004 al 2006 ha violentato quasi trenta ragazzine degli androni dei loro palazzi, poi condannato in appello a 12 anni di carcere. Era riuscito a farla franca fino a quando, grazie proprio all' identikit ricostruito sulla base delle descrizioni delle aggredite e poi diffuso, è stato riconosciuto mentre appostato vicino ad un portone stava per colpire ancora. Proprio per la pubblicazione dell'identikit i sei giornalisti erano stati accusati di aver violato il segreto delle indagini pubblicando immagini segretate, e condannati nel 2007 in primo grado, con decreto del Pm convalidato dal Gip a 12 giorni di carcere poi commutati in pena pecuniaria. I sei, Matteo Cetara, Matteo Indice, Roberto Onofrio, Roberto Pettinaroli, Simone Schiaffino e Lanfranco Vaccari , sono stati oggi assolti perché il fatto non sussiste, dal giudice monocratico del Tribunale di Genova Clara Guerello. Piena soddisfazione per l'epilogo della vicenda è stata espressa dal Presidente dell'Unci Guido Columba secondo il quale la sentenza "riconosce pienamente il fondamentale ruolo sociale svolto dalla stampa per tenere assieme le basi della convivenza sociale: senza il diritto-dovere di cronaca, esercitato con intelligenza e coraggio da migliaia di cronisti in tutta Italia la nostra società sarebbe meno civile, meno giusta, meno solidale. Gli articoli scritti dai colleghi hanno anche spronato magistrati e investigatori e abbreviato il periodo che è stato necessario alle indagini per consentire di arrestare lo stupratore". L'Unci ha anche assegnato ai sei un riconoscimento nell'ambito del Premio Cronista 2008. Si attendono adesso le motivazioni della sentenza.