Oggi, da Galleria Mazzini alla Sinagoga sfileranno i genovesi (speriamo siano in tanti) per ricordare il 3 novembre del 1943, quando avvenne da parte delle SS occupanti il rastrellamento degli ebrei. Me lo raccontò, con la sua innata sobrietà, Piero Dello Strologo, presidente del circolo Primo Levi e la sua intervista è diventata una puntata di “Terza”.
Di fronte a quell’ orrenda sceneggiata di no green pass novaresi, che hanno sfilato in strada vestiti come i deportati nei lager nazisti, sono andato a rivedere la puntata della trasmissione di Primocanale.
Vale la pena, oggi di ricordarlo quel giorno. Anche nella nostra città e per fortuna che la Comunità di Sant’Egidio con il Primo Levi e la Comunità Ebraica, promuove da anni questa importante celebrazione. Mi spiegava Dello Strologo che la comunità ebraica genovese nata nel Settecento (ma nel 1492 ormeggiarono al Molo tre caravelle con gli ebrei che fuggivano dalla Spagna, restarono segregati per un mese e poi furono ospitati da Alfonso di Borbone a Napoli) diventò una delle più importanti in Italia, dopo quelle di Roma e di Milano.
“Per lo più dediti a piccolo commercio, cominciando da quello del tabacco, si insediarono al Molo e vicino alle Mura della Malapaga costruirono la prima Sinagoga che restò in funzione fino al 1935, quando fu realizzata quella attuale di via Bertora”.
”Nel Novecento, con la crescita del porto – ricorda ancora Dello Strologo nell’intervista – avvenne il grande sviluppo della comunità. Allora erano circa duemila persone e in via Roma aprirono alcuni tra i più importanti negozi della città, da Issel a Cabib a Abolaffio”.
Quando la sinagoga fu inaugurata vi fu una grande partecipazione della città, anche delle autorità fasciste.
Tre anni dopo cambiò tutto. Gli ebrei, dopo la guerra etiopica, diventarono una “razza diversa” fino a quel terribile 5 settembre del 1938 quando i bambini ebrei furono cacciati dalle scuole.
Ricorda il presidente del Primo Levi: “Noi bambini vivemmo cinque anni in una bolla. Finché il 16 ottobre del 1943 vi fu la tremenda retata nel ghetto di Roma. Ma il 3 novembre la Sinagoga di Genova era ancora aperta. Improvvisamente arrivarono alcune SS, portarono via tutti i registri degli iscritti e andarono a cercarli nelle case. Ricordo una signora che abitava in fondo a via Bertora e vide dalla finestra di casa quello che stava accadendo. Con coraggio diede l’allarme. I tedeschi arrestarono anche lei. In conclusione furono deportati 262 ebrei e alla fine della guerra ne tornarono soltanto dodici”.
E’ giusto, quindi, essere tutti anche sotto la pioggia, in Galleria Mazzini, dove fu arrestato il rabbino capo Riccardo Pacifici, morto nel campo di concentramento di Auschwitz con la moglie, a ricordare e soprattutto a non dimenticare mai. Tanto più in questi giorni, di fronte a manifestazioni che, invocando un presunto diritto alla libertà, offendono la storia. Quella purtroppo vera.
cronaca
3 novembre ’43, cominciò in via Bertora la tragica retata degli ebrei genovesi
Oggi da Galleria Mazzini la partenza della marcia della memoria
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