 "Perché spesso lungo le autostrade si vedono i cantieri ma non gli operai al lavoro?". "E’ vero, lei ha ragione: il motivo è che in realtà non si tratta di cantieri veri e propri ma solo di un modo per alleggerire il peso dei veicoli in determinate tratte, in accordo con il Ministero, con l’obiettivo di garantire la sicurezza". (LA VICENDA)
                    
                      "Perché spesso lungo le autostrade si vedono i cantieri ma non gli operai al lavoro?". "E’ vero, lei ha ragione: il motivo è che in realtà non si tratta di cantieri veri e propri ma solo di un modo per alleggerire il peso dei veicoli in determinate tratte, in accordo con il Ministero, con l’obiettivo di garantire la sicurezza". (LA VICENDA)Sono queste le parole che hanno sconvolto tutti i liguri ma soprattutto coloro che con il crollo del Ponte Morandi hanno perso padri, madri, fratelli o sorelle. E' stremata Egle Possetti, mentre spiega a Primocanale cosa ha provato dopo aver sentito le dichiarazione dell'AD di Autostrade per l'Italia: "Io credo che i cittadini se l'immaginassero, nei cantieri che si vedono ovunque, in qualsiasi tratta, difficilmente vedi operai al lavoro. Quello che colpisce è che a 3 anni di distanza da quel giorno non si stia ancora facendo niente, non abbastanza, ma soprattutto penso all'arroganza di dire che non si sta facendo."
Un duro colpo per chi rimane intrappolato per ore in macchina, tornando a casa dopouna giornata di lavoro, a causa di un restringimento di corsia che è li da almeno due anni, ma anche perchè fa molto pensare sulla reale sicurezza delle nostre autostrade: "E' gravissimo, i cittadini da tre anni sopportano questo disastro autostradale, ma anche le istituzioni regionali perchè non si muovono? Pensa come ci sentiamo noi parenti. Quello che è successo non ha cambiato niente, non ha cambiato l'intoccabilità di queste società, non ha cambiato il rispetto per i cittadini. I lavori li facciamo con i soldi pubblici? Noi siamo allucinati. Percepiamo che 43 morti e il disastro per la città che ne è conseguito non contano nulla. Siamo il paese dei quaquaraqua. Il processo è fondamentale ma non basta, ci vogliono atti che possano fare in modo che società del genere non abbiano più potere sulla nostra società."
Mancano solo sei giorni all'udienza preliminare dove si deciderà se ci sono gli elementi per aprire il dibattimento: "Il processo lo viviamo con attesa, vogliamo fare passi avanti, siamo trepidanti, non sarà un processo banale, ci stiamo movendo come comitato per diventare parte civile e cerchiamo di fare il possibile. Tra poco avremo l'incontro con la ministra Cartabia che avevamo richiesto per il disegno di legge della Giustizia. L'incontro è già stato fissatao e daremo ampia diffusione a quello che succederà."
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