
La posta in gioco è altissima: in ballo c’è la credibilità dello Stato di fronte a un disastro disumano e la responsabilità penale di tutti gli indagati, con pene che, nel caso dell’omicidio colposo plurimo possono arrivare ai 15 anni di carcere, 12 per il crollo doloso, 7 per l’omicidio stradale. Sul tavolo dei magistrati si porrà anche l’aspetto civile del processo, con la costituzione di molte parti che si riterranno offese: tra questi ci saranno senz’altro i familiari delle vittime, il Comune di Genova, probabilmente Regione Liguria ma anche moltissime aziende e persone fisiche (pensiamo, ad esempio agli sfollati o a coloro che hanno perso il lavoro in seguito al crollo) che si possano considerare colpite in modo diretto dalla tragedia.
Proprio la costituzione delle parti civili, che pure è un aspetto importante della vicenda giudiziaria, potrebbe generare i primi ritardi su un iter che si annuncia lungo e non privo di rischi: il tribunale dovrà infatti individuare i soggetti chiamati a rispondere degli eventuali risarcimenti e, per farlo, dovrà avere il tempo di inviare le relative notifiche. Per questo nell’ambiente forense è considerata improbabile la conclusione della fase preliminare entro la fine del 2021.
Il rischio di arrivare alla prescrizione è comunque abbastanza remoto, anche in seguito alla recente riforma Cartabia: è infatti possibile che sia complicato perseguire nei tempi richiesti i reati più lievi, come l’omissione d’atti d’ufficio, ma quelli più gravi e sostanziosi dovrebbero essere giudicati prima dell’esaurimento dei tempi previsti dalla legge.
Più sfumata, e preoccupante, è invece la posizione di Autostrade per l’Italia e Spea, cioè le due aziende coinvolte nella richiesta di rinvio a giudizio: è infatti possibile che entrambe propongano al tribunale il patteggiamento della pena, così da ridurre le sanzioni accessorie che potrebbero portare alla decadenza della concessione. Aspetto, quest’ultimo, forse non determinante per le società in questione, dato che entrambe dovrebbero essere, nel corse del dibattimento, già estromesse dalla gestione delle tratte autostradali in seguito all’operazione di cessione delle loro quote al consorzio guidato da Cassa Depositi e Prestiti.
Questo accordo, però, non è ancora perfezionato: per concluderlo, infatti, è necessario l’atto di revoca della concessione che deve essere firmato dal Ministro alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile Enrico Giovannini. Il documento deve essere siglato entro l’inizio del nuovo anno e non è così sicuro che il titolare del Mims voglia vidimarlo a cuor leggero: ci sono molti dubbi sulla legittimità dell’intera operazione, soprattutto nella sua quantificazione economica, sollevati da diverse parti, tra queste l’Unione Europea oltre a diversi parlamentari e cittadini che hanno avviato azioni politiche e legali. Lo stesso Giovannini ha richiesto un parere in merito all’avvocatura dello Stato ed è in attesa di conoscerne il responso. Un gruppo di parlamentari, guidati dal senatore Mattia Crucioli, hanno richiesto l’accesso a questi atti, richiesta negata poiché considerata documentazione coperta da segreto difensivo.
Intanto i familiari delle vittime stanno aspettando con trepidazione l’inizio dell’udienza preliminare: nell’attesa saranno ricevuti, assieme al loro legale, l’avvocato Caruso, dalla ministra Marta Cartabia che aveva promesso un confronto durante le commemorazioni per i tre anni dalla strage. L’appuntamento è fissato per i prossimi giorni presso il Ministero della giustizia a Roma.
IL COMMENTO
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