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Cronaca dell'ennesima giornata bestiale, mentre a Genova si celebra un futuro lontano
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L’apertura del G20 delle Infrastrutture a Genova io l’ho celebrato con la più allucinante coda della mia lunghissima carriera di viaggiatore-cronista-turista nelle Autostrade liguri. Era domenica pomeriggio 26 settembre e dovevo tornare a Genova dal Ponente ligure. Come sempre mi ero fatto il segno della croce imboccando la “mia “ Autofiori ad Albenga. Da decenni, ma sopratutto da un anno e mezzo, l’incubo delle code, accompagna chiunque entri da qualsiasi casello a qualsiasi ora in qualsiasi giornate festiva feriale, sopratutto nei giorni di rientro, se viaggi verso Genova e Savona. Non sai mai di che morte morirai e ora che ci sono i cantieri della manutenzione l’incubo è diventato qualcosa di più, ingigantito da una disinformazione pressochè totale e che accomuna i concessionari, ma anche le istituzioni locali, tutti i servizi deputati, a partire dalla mitica Isoradio, 103,3 cioè la Radio Televisione Italiana, che dovrebbe essere il faro.

Macchè, sono tutti allineati nel non fornire notizie puntuali, quasi ci fosse un patto comune per non far conoscere allo sciagurato automobilista la situazione cui va incontro.
Ho scritto la “mia” Autofiori, perché è stata costruita, tra la fine degli anni Sessanta e il 1971 dell’inaugurazione, da una società che era presieduta da mio padre, Giuseppe Manzitti, che non cito per vanagloria famigliare, ma perché faceva parte della razza che realizzava le cose, invece di annunciarle a ogni piè sospinto in termini “meravigliosi”.

Fecero la “Savona-Ventimiglia”, tutta ponti e gallerie, su terreni difficili, rispettando il territorio e con soluzioni avveniristiche per l’epoca, in un tempo oggi inimmaginabile, superando difficoltà enormi, sia tecniche che politiche.
“Mia” anche perché lavorando su quella autostrada ho scritto la mia tesi di laurea a Giurisprudenza in diritto amministrativo, intitolata, non a caso, “Costruzione e gestione delle Autostrade in concessione”, sotto l’occhio vigile dell’indimenticabile professore-avvocato Lorenzo Acquarone, uno dei più famosi docenti della storia universitaria genovese, maestro, super avvocato e anche cittadino fedelissimo del Ponente ligure.

Ebbene, in questa “ domenica bestiale”, come dice la famosa canzone, sono affondato per quattro ore e mezza nel mio percorso Albenga- Savona, dopo avere visto un annuncio di coda solo entrando nel casello e dopo avere consultato le altre fonti che avrebbero dovuto avvertirmi, compresi i social, il web, le telecamere piazzate sul percorso.
Tredici chilometri da Borghetto Santo Spirito a Spotorno, recitava il cartello, ripetuto poi subito all’ingresso in autostrada .
Che coda sarà?_ pensi in quel momento, mentre entri nella tua trappola. Sarà una coda che si muove, una coda a tratti, una coda ferma. Non lo sai. Nessuno te lo dice, nessuno ti avverte, se non lo sbandieratore che poche centinaia di metri prima ti invita a frenare.

E così poche decine di metri dopo Borghetto Santo Spirito ti pianti sulla coda della coda. Fermo immobile. Si muoverà- ti chiedi e non sai che per percorrere i primi due chilometri ci metterai quasi un’ora e mezza.
Per chi vive nel Ponente, per chi viaggia da decenni su e giù sull’ Autofiori la coda della domenica pomeriggio è una bestia che hai cercato in tutti i modi di addomesticare nel corso dei secoli. Parto prima, parte dopo, non parto, parto domani.

Ma da quando ci sono i cantieri ogni calcolo è polverizzato. Oggi è domenica i cantieri dovrebbero essere chiusi e invece no. Ti hanno fregato, ma non lo sai.
Accendi la radio, spii sul telefonino. Scopri che hanno chiuso l’Aurelia all’altezza di capo Noli per una frana e forse questa è la spiegazione di un blocco che sta diventando più di un incubo. Ma nessuno te lo dice. Isoradio 103,3, quella che senti in galleria, continua a fornire notizie sul GRA il grande raccordo anulare di Roma e sulla A8 che Dio solo sa dove sia e sulla Liguria accenna a un blocco dell’Aurelia da Bogliasco a Arenzano, notizia demenziale, sbagliata geograficamente, perché il blocco è ad Arenzano , ma tu sei piantato, sognando di arrivare a Pietra Ligure. Che te ne frega di Bogliasco e di Radio Rai 103,3, che poi cerca invano di scusarsi per l’errore?

E Pietra Ligure ti sembra un miraggio irraggiungibile. Abitualmente il tempo di percorrenza tra Albenga e quella stazione è di meno di dieci minuti e tu sei fermo da quasi un’ora. Fermo all’ingresso di una galleria. La radio ti informa che Autofiori non sta comunicando i tempi di percorrenza sulla sua tratta. Sembra un’accusa neanche troppo velata. A me pare una beffa perché capisco che quel tempo di percorrenza fino a Savona è tanto grande che la direzione dell’Autostrada si vergogna di comunicarla. Invece di annunciarla ai viaggiatori mettendoli in condizione di scegliere, parto o non parto?
Ma ecco che una notizia arriva, sempre dalla Radio 103, 3: i chilometri di coda stanno aumentando, sono diventati quattordici e così il tuo incubo si ingigantisce perché sai che hai davanti un serpente fermo lungo almeno undici, dodici chilometri, ma dietro se ne sta formando un altro.
Sei prigioniero in una domenica di fine estate inizio autunno con l’unico diversivo di controllare se la coda a fianco della tua procede un po’ di più o no.

Illusioni ottiche: il serpente a due teste striscia alla stessa velocità. E poi non ci sono soste , aree di servizio, corsie di emergenza. Se avessi una urgenza improvvisa cosa puoi fare: nulla restare ingabbiato nel tuo abitacolo.
Hai capito oramai che non hai alternative e che se anche tra un’ora raggiungessi l’uscita di Pietra Ligure o quella successiva, dopo un’altra ora almeno, di Finale non puoi sognarti di uscire e di tentare la carta dell’Aurelia.
Cadresti dalla padella alla brace, perché anche sull’Aurelia c’è l’inferno del traffico del tardo pomeriggio di vacanza, con la frana caduta a Noli.
Il calvario diventa pieno di angoscia quando improvvisamente il doppio corteo sulle due corsie deve cercare di far spazio a un “Treno” di due ambulanze scortate dalla polizia, che cercano di farsi strada. Ti butti verso il guard rail come le auto davanti e dietro, prodigandoti per lasciar passare i soccorsi, ma ti chiedi anche cosa sta succedendo: se magari questo blocco totale è stato provocato da un incidente, magari grave, se arrivano due ambulanze.

Ma nessuno trasmette niente, nessuna radio, nessun telefonino. Sei incrodato come su una parte a strapiombo e non puoi né scendere, né salire.
C’era il sole e ora lentamente, ma non troppo calano le tenebre della prima sera autunnale e tu hai appena passato finalmente Pietra Ligure e Finale, ma vedi davanti a te la teoria infinita delle luci posteriori del serpente che non si muove.
Qualcosa, qualcuno ti dicesse perchè sta succedendo questo inferno, forse una ragione te la daresti. Ma sei immerso nel silenzio, rotto solo dai messaggi della Radio che sono sempre puntati sul GRA e sulla Milano- Brescia e su una incidente improvviso a Vattelapesca,.Ma in Liguria? In Liguria ti puoi sempre consolare: è un bollettino di guerra sulla A12, tra Rapallo e Chiavari, a Recco, nelle due direzioni.
Annunciano 2, 4, 8 chilometri, ma di questi 14 e quanto saranno diventati non dicono più nulla. Dimenticati dai concessionari, dai mezzi di comunicazione, dalla Polstrada, si galleggia in quel serpende mummificato di acciaio ignari del contorno e fissati sulle rtuote della macchina che ti precede .
Sono passate tre ore e tot minuti e incominci a capire qualcosa perché il serpente davanti si scuote. Sei quasi all’altezza di Orco Feglino e scopri che un chilometro più avanti le due corsie diventano una.
Ecco la ragione del tuo calvario: quel restringimento, i lavori , il cantiere che di domenica non ci doveva essere. E invece c’è e ti sta strangolando da ore e ti strangolerà ancora.
Ci metterai una altra mezz’ora a arrivare alla corsia unica, che è come un’oasi nel deserto, perché una volta che l’ hai raggiunta almeno si va, il contachilometri si muove , la velocità da 1,2 sale a 10,20,30. Ti sembra di guidare, non di essere in un eterno surplace che ti paralizza il piede sui pedali.

Oramai è buio, quando come un tappo di champagne che salta la coda si sbriciola, prima di Spotorno e le auto come ubriache, non dello champagne ma della paralisi da coda, guizzano nelle sue corsie, accelerando, sorpassandosi a destra e a sinistra in una ricerca della libertà di viaggiare, conquistata a prezzo solo della propria pazienza.
Arriverai a Genova quattro ore e quindici minuti dopo l’ingresso in Autostrada ad Albenga, un piccolo record di un vecchio viaggiatore come me: il tempo di andare da Genova a Venezia e oltre in tempi normali. Il tempo di raggiungere Roma, se corri un po’ forte . Invece hai solo fatto un pezzettino di Liguria, maledicendo chi continua a farti vivere queste emergenze, insultando chi non ti informa come dovrebbe, chiedendoti quanto ancora puoi sopportare questa indecenza.
Ma non è finita. Quando esci e il telepass squilla, certificando la tua uscita, sai che hai anche pagato per tutto questo il servizio che l’Autostrada ti ha reso, prima Autofiori e poi da Savona a Genova Autostrade per l’Italia. Alla prossima coda nei prossimi, mesi, anni, secoli. Che tanto questo schifo non finisce.

E domattina potrai pure seguire questo tanto annunciato G20, con ministri, presidenti, esperti, rettori, sindaci eccetera eccetera.
Ti parleranno delle Infrastrutture del futuro, delle “transizioni”, ma tu sarai troppo incazzato per seguire. E domattina cercherai la notizia della maxicoda sui mezzi di informazione che devono servire il pubblico. Non c’è una riga se non sul sito di Primocanale che questo calvario lo racconta dall’inizio, testardamente, insistentemente, senza rassegnarsi, da mesi, anni, quelli che ancora vivrai aspettando. Invano.