politica

Dall'11/9 di Manhattan 2001 al 14/8 della Valpolcevera 2018
2 minuti e 31 secondi di lettura
Là le vittime sono state migliaia. Qui sono state 43. Per fortuna verrebbe da dire, ammesso che si possa essere fortunati quando bisogna fare la conta delle vite spezzate. Eppure le tragedie delle Torri Gemelle, venti anni or sono alle 14.46 dell'11 settembre 2001, e del Ponte Morandi, alle 11.36 del 14 agosto 2018, per noi liguri sono equiparabili.

Tutti sappiamo che cosa stavamo facendo quando la follia terroristica ha colpito quei grattacieli di New York. Allo stesso modo, tutti sappiamo ciò in cui eravamo impegnati quando a Genova la cupidigia ha sgretolato quel tratto di strada sospeso, che chiamavamo un po' enfaticamente il "nostro ponte di Brooklyn".

Tale comunanza fra le due tragedie ha dei risvolti morali di fronte ai quali ci si trova messi a nudo. Nudi davanti alla propria coscienza. È così anche per la politica e vale per il prima e vale per il dopo. Difatti, restano appese a mezz'aria tante domande. E molti dubbi su alcune risposte.

Ad esempio: il disastro delle Torri Gemelle non so se davvero abbia insegnato qualcosa agli Stati Uniti sui rapporti con il difficile e tormentato mondo islamico. E, di conseguenza, non so se il disimpegno dall'Afghanistan - dopo aver tentato di esportare la democrazia, sic! - sia la risposta giusta ad un problema che era e rimane enorme.

Non sono mai stato un anti americano e certo non comincio adesso. Tuttavia non ho molte buone ragioni per dire che gli Usa si siano comportati seguendo uno spirito etico (combattere le disuguaglianze e le discriminazioni, ma accettare le diversità) più che quello prosaico della convenienza. Come fossero una Cina qualsiasi.

Il medesimo discorso si può fare a proposito del Morandi. Sull'argomento c'è una inchiesta giudiziaria a dirci che è fortissimo il sospetto - voglio essere garantista fino all'ultimo secondo - di più azioni tese a favorire un lucro fuori posto. Azioni tradottesi nell'incuria che ha divorato il vecchio ponte e poi ha causato la spirale tremenda dei cantieri autostradali necessari per rimettere in sicurezza il sistema. Ma al prezzo di arrecare un danno grave, gravissimo, alla Liguria e al Paese tutto.

Ecco, non mi sembra che la politica abbia saputo scrivere, su entrambe le tragedie, pagine degne della maiuscola. Nell'uno e nell'altro caso hanno prevalso le storie umane di chi è perito e di chi si è salvato. E il coraggio di chi ha contribuito ad aiutare quanti ne avevano bisogno. Per il resto, le Torri Gemelle sono diventate storia. Purtroppo, solo storia.

Il Morandi, invece, è ancora a cavallo fra la cronaca nera e quella giudiziaria. E al di là della rapida ricostruzione, di mezzo c'è anche un passaggio di proprietà - dai controllanti Benetton allo Stato - che alle altre vergogne ha aggiunto quella di aver dato miliardi a chi si è fatto crollare in quel modo il ponte. Poco importa, allora, che le due tragedie siano geograficamente lontane, diverse per dimensioni e distanti nel tempo. Oltre al dolore, entrambe lasciano ancora in bocca l'amaro dell'indignazione.