Nel 1978 un film girato con un budget di 325.000 dollari ne incassò 47 milioni soltanto negli Stati Uniti diventando non solo la produzione indipendente di maggior successo nella storia del cinema americano ma anche una delle più importanti e rivoluzionarie pellicole del genere horror. Era ‘Halloween’, scritto e diretto da un giovane regista allora trentenne, John Carpenter, che diede il via ad una saga che tra sequel e reboot conta altri dodici film, l’ultimo dei quali – ‘Halloween kills’ – è stato presentato fuori concorso qui a Venezia. Un omaggio a Jamie Lee Curtis, l’eroina di molti episodi, in occasione della consegna del Leone d’oro alla carriera.
Nel capostipite tutto partiva da un ragazzino di 6 anni, Michael Myers, che nella tranquilla cittadina di Haddonfield, in Illinois, la notte di Halloween uccideva a coltellate senza alcun motivo la sorella maggiore che gli stava facendo da baby-sitter. Da allora, e sono passati 43 anni, non ha più smesso di uccidere entrando e uscendo (pardon, fuggendo) da vari ospedali psichiatrici. ‘Halloween kills’ inizia dove finiva il precedente ‘Halloween’ del 2018 che era un sequel diretto del film del ‘78 nel senso che aveva ignorato tutto quanto era accaduto nei tanti sèguiti successivi. Allora Michael era rimasto intrappolato in una casa in fiamme e considerato morto. Errore, il nostro eroe (si fa per dire) ne viene fuori come non fosse successo nulla.
Fedele al titolo, ‘Halloween kills’ è facilissimo da raccontare: siamo sempre in una notte di Halloween e lui va in giro ad ammazzare quanta più gente possibile (ho perso il conto) mentre la polizia è impotente, la gente si organizza per farsi giustizia da sola e poco importa se muore anche qualche innocente. Insomma, ormai si raschia il fondo del barile senza un’idea che sia una (nonostante tre sceneggiatori) in una continua serie di rimandi a ciò che è accaduto nel passato. Quello di Carpenter era un gran film perché non si basava sugli omicidi (Myers ne compiva ‘solo’ cinque) e soprattutto non si vedeva una goccia di sangue. Tutto era costruito sull’atmosfera e sull’aspettativa di quello che avrebbe potuto fare, tanto che è inquietante ancora oggi. Quando invece come in ‘Halloween kills’ Michael non fa altro che uccidere in maniera truculenta e senza soluzione di continuità giovani, anziani, maschi, femmine, coppie omo e coppie etero, per lui va bene tutto, non c’è spazio per la paura vera, quella che nasce dall’attesa di qualcosa che deve succedere, sai che prima o poi succederà ma non sai quando.
Alla fine, dopo 105 minuti di un film il cui mantra – ripetuto più volte – è ‘il male muore questa notte’, circondato da alcune decine di persone l’uomo nero col volto coperto come sempre da una maschera bianca si prende un forcone nella schiena, pallottole in tutte le parti del corpo, bastonate come se piovesse e un tot di calci mentre è steso inerme al suolo. Morto? Nemmeno per idea, la saga deve continuare e l’uscita del prossimo episodio è già prevista per l’anno prossimo. Si intitolerà ‘Halloween ends’. Il titolo almeno lascia aperta una piccola speranza che si possa mettere la parola fine ad una vicenda che ha veramente bisogno di estinguersi, e il più rapidamente possibile.
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A Venezia l’ultimo ‘Halloween’ dove ormai si raschia il fondo del barile
Alla protagonista Jamie Lee Curtis il Leone d’oro alla carriera
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