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Il film di Valerio Mordini dal romanzo di Albinati presentato fuori concorso
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E’ stato uno dei casi di cronaca più efferati degli anni Settanta. Tra il 29 e il 30 settembre 1975 due giovani ragazze romane, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, furono attirate con l'inganno da tre coetanei (Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira) in una villa nel Circeo dove vennero violentate più volte e torturate. Rosaria morì mentre Donatella riuscì a salvarsi sferrando pugni dentro il bagagliaio dell’auto in cui erano state rinchiuse, credute entrambe morte dal loro aguzzini, attirando così l’attenzione di un metronotte. Da quell’episodio Edoardo Albinati, compagno di scuola dei tre assassini in un istituto privato esclusivamente maschile, ha tratto un libro-fiume vincitore del Premio Strega – ‘La scuola cattolica’ - che adesso è diventato un film diretto da Valerio Mordini, presentato fuori concorso.

E’ evidente che trasferire in 105 minuti una storia di 1300 pagine ricca di riflessioni sulla famiglia borghese e sui rapporti uomo-donna, andando dunque molto al di là del semplice episodio di cronaca, è impresa davvero improba. Il libro analizzava il marcio della società italiana di quel tempo nelle sue radici urbane ambientali e soprattutto sociali, un po' romanzo di formazione con tutti gli elementi classici del genere (i conflitti coi genitori, la scoperta del sesso, le amicizie, i primi amori e via dicendo), un po' diario personale in cui affastellare proprie convinzioni e proprie congetture.

Nel film tutto questo resta in superficie e la descrizione di un ambiente che più alto-borghese non si può è affidata a comportamenti strettamente individuali: c’è il figlio al quale il padre insegna a sparare, quello la cui madre va a letto con un compagno di scuola, c’è il genio anaffettivo, il futuro terrorista, il padre che si scopre omosessuale, chi nei propri temi esalta la figura di Hitler… E per tutti questi ragazzi la conquista delle donne spesso non è che un mezzo per dimostrarsi reciprocamente il proprio valore ed è il motivo per cui non è stato poi così difficile varcare il limite sottile che può dividere scapestrati e violenti da improvvisati e terribili assassini.

Mordini trasforma le parole di Albinati in voce narrante sostenendo l’idea di un racconto collettivo dove tutti i personaggi ruotano attorno a un unico asse rappresentato dalla scuola, il quartiere, la classe sociale. Il merito maggiore è quello di non spettacolarizzare una vicenda che lentamente si trasforma in dramma e poi in incubo cercando di osservarla con il necessario distacco e di ampliare il più possibile la responsabilità di ciò che è successo, al di là di quella innegabile dei tre autori del delitto. Ma se pure non tutto funziona ‘La scuola cattolica’ ha il merito di averci ricordato un tragico episodio di cronaca nel quale la violenza di classe si è saldata per la prima volta con la violenza di genere. Tanto più tragico se pensiamo a quante Rosarie e quante Donatelle finiscono oggi quotidianamente sulle pagine dei nostri giornali.