Se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo, lo fareste? Perché - ci dice il regista inglese Edgar Wright in ‘Last night in Soho’ - la nostalgia può essere pericolosa e passando troppo tempo a guardare nel passato si potrebbe non riuscire a scorgere il pericolo che sta proprio davanti a noi. E’ quanto accade alla studentessa di fashion design Eloise in un film che nasce come una commedia per trasformarsi strada facendo in una ghost story dai risvolti inquietanti.
La ragazza, con un passato familiare difficile, si trasferisce a Londra dal piccolo paese di campagna dove vive insieme alla nonna per tentare di realizzare il suo sogno. Il dormitorio che le è stato scelto non la soddisfa, così come le sue compagne, e va a vivere a Soho nella casa di un’anziana signora che ha una stanza da affittare. Di giorno studia con passione, di notte in sogno si ritrova nella swinging London degli anni Sessanta da lei da sempre idealizzata dove segue la storia di Sandy, una cantante in erba che cerca di farsi strada in un mondo difficile e complicato. Purtroppo però quella Londra non è un ambiente tranquillo come Eloise ha sempre immaginato e la ragazza – scoprendo di poter interagire col mondo che la circonda - lo capirà a sue spese, quando il viaggio nel tempo inizierà ad avere terribili conseguenze, per lei e per Sandy, costretta a subire ogni sorta di compromesso per diventare una star.
‘Last Night in Soho’ (che riporta sullo schermo tre icone del cinema inglese come Terence Stamp, Rita Tushingham e Diane Rigg, morta poco dopo la fine delle riprese) è un racconto ammonitore rivolto ai sognatori che vogliono riavvolgere il tempo, non una favola glamour su un periodo che è stato ampiamente mitizzato ma l'esatto contrario: una resa dei conti con un'era che brilla così perfettamente nella memoria solo perché sono passati alla Storia solo i suoi aspetti più seducenti. Questo, Wright (che finora aveva girato soltanto commedie) ce lo mostra con un film che rende omaggio a grandi nomi dell’horror e del thriller, da Mario Bava e Dario Argento per il lavoro sulle atmosfere e sul colore a Brian De Palma ed Alfred Hitchcock per il tema del doppio che sviluppa (vedi ‘Omicidio a luci rosse’ o ‘La donna che visse due volte’). Ma gli abissi in cui il film si avventura sono tutti suoi. Certo non è perfetto, certo in alcuni punti è eccessivo ma ‘Last night in Soho’ è pirotecnico, visivamente affascinante ed estremamente attuale anche se affronta il passato. Perché la battaglia di Sandy e di tutte le ragazze come lei vittime degli (in)evitabili compromessi che sono state costrette a subire non è ancora finita ed è una lotta, la loro, che purtroppo continua ancora oggi.
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Tra presente e passato, sangue e fantasmi: alla Mostra di Venezia arriva l’horror
Fuori concorso ‘Last night in Soho’ dell’inglese Edgar Wright
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