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La storia del giovane calciatore nato in Sierra Leone
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 "Ha rischiato la vita, come tanti, e poi qualcuno ha riconosciuto il suo talento e lo ha portato in prova qui. Ce l'ha fatta."


Queste le parole di Enzo Torre, il direttore dell'Hotel Mediterranee di Pegli, sul giovane calciatore Yayah Kallon, nato in Sierra Leone e 'scoperto' mentre soggiornava in un campo profughi. Tra i due è nata un'amicizia prima ancora che il ventenne arrivasse al Genoa e iniziasse a soggiornare all'hotel.


"Kallon l'ho conosciuto prima ancora che venisse a giocare nel Genoa, in un centro profughi a Cassine, grazie a mio figlio che giocava a calcio lì. Kallon lo andava a vedere giocare a calcio e io l'ho conosciuto sugli spalti. E' un ragazzo stupendo, meraviglioso. Ha attraversato la Sierra Leone e ce l'ha fatta, altrimenti ora avrebbe un fucile sulla spalla e non starebbe a giocare pallone. Non so nemmeno come abbia fatto a giocare e allenarsi da piccolo in quel paese. Una forza della natura e un fisico straordinario. Qui al Genoa è proprio il posto ideale per lui, c'è un assetto societario importante."


Una vita difficile per il calciatore, aggiunge l'albergatore: "Non parla mai della sua famiglia, la situazione è complicata in quei paesi. Sul razzismo lui non si è mai lamentato, questo ragazzo ha patito ben peggio e non si sofferma al 'bu' razzista dagli spalti."


Alla domanda sui sogni di Yayah, riguardo ad un possibile futuro in altre squadre come Inter e Milan, Torre risponde così: "Penso che per lui giocare nel Genoa o nel campetto sotto casa sia la stessa cosa. Per me è un figlio, lo sento ancora spesso. Lui è innamorato nel Genoa, penso che vorrebbe rimanere qua. Non si monta la testa, è grato di quel che ha."