cronaca

Secondo l'accusa ci fu una grave negligenza durante le cure da parte dei sanitari
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Imputazione coatta per due medici dell'ospedale San Martino di Genova accusati di omicidio colposo per la morte di Pamela Poletti: la donna, originaria di Rapallo, nel 2012 era entrata in coma dopo il parto a causa di una emorragia, poi non si era più ripresa ed era morta quasi quattro anni dopo.


Poletti era stata ricoverata dopo il parto con taglio cesareo ma il quadro clinico si era complicato tanto da doverla trasferire in terapia intensiva. Il pubblico ministero Sabrina Monteverde ha chiesto due volte l'archiviazione ma il giudice Riccardo Ghio ha ordinato l'imputazione coatta, accogliendo l'opposizione dell'avvocato dei familiari della vittima, Mario David Mascia.


"La seconda perizia - ha scritto il giudice nel suo provvedimento - ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio l'esistenza di una grave negligenza in capo ai sanitari che la ebbero in cura. Nel periodo post partum, soprattutto nei giorni immediatamente precedenti all'arresto cardiaco, esistevano sintomi evidenti di un peggioramento della situazione". I medici "hanno omesso di eseguire semplici accertamenti, che avrebbero dimostrato la reale situazione della donna e imposto trattamenti immediati, in particolare quello chirurgico".


I medici "non procedevano allo studio dell'emocoagulazione e in cartella clinica non vengono riportati i valori relativi a un controllo emogasanalitico e non disponevano una semplice ecografia all'addome".