cronaca

Venerdì corteo fino in Prefettura a Genova
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Festa di San Giovanni al lavoro, venerdì poi di nuovo in piazza con 'il casco in testa' pronti a far sentire la propria voce a Governo e istituzioni. Prosegue la mobilitazione dei lavoratori dell'ex Ilva dello stabilimento di Genova Cornigliano per bloccare l'avvio della cassa integrazione ordinaria. A Genova coinvolti poco meno di un migliaio di lavoratori.

Dopo lo sciopero di martedì oggi il bis con il corteo che dallo stabilimento di Cornigliano ha attraversato la Guido Rossa e ha raggiunto via Cornigliano, poi lo scioglimento e il rientro nello stabilimento. Forte la voce dei lavoratori che chiedono al Governo di adoperarsi per bloccare la misura della cassa integrazione ordianria annunciata dall'azienda. In testa al corteo che attraversato le vie del Ponenete genovese lo scriscione "Governo servo, complice di Mittal".

 
"Domani si ritorna a lavorare nel rispetto di tutti i genovesi - spiega Armando Palombo, coordinatore rsu stabilimento di Genova Cornigliano -. Venerdì mattina ci vedremo alle 7 per l'assemblea di fabbrica poi marceremo verso la prefettura. Una giornata di tensione anche quella di oggi accesa quando uno scooterista, forse un uomo della polizia locale, ha tentato di superare il blocco (GUARDA QUI). Un corteo che ha inevitabilmente creato dei disagi al traffico nel Ponente genovese.   

A metà mattina la notizia arrivata dal Consiglio di Stato che di fatto ribalta la sentenza del Tar: l'impianto di Taranto potrà continuare a produrre. Niente stop all'area a caldo dunque. Ad annunciarla durante il corteo genovese lo stesso Palombo (GUARDA QUI). Una buona notizia per i lavoratori del comparto delle acciaierie. Una sentenza che va contro le richieste del sindaco della città pugliese Rinaldo Melucci che annuncia che "la battaglia andrà avanti" (LEGGI QUI).

"La sentenza non dà più alibi al Governo, dice che si può e si deve produrre rispettando tutte le norme ambientali previste a livello europeo" spiega ancora Palombo. E la decisione arrivata dal Consiglio di Stato è accolta positivamente anche dal presidente di Regione Liguria Giovanni Toti che senza mezze parole chiede a questo punto al Governo investimenti per il settore (LEGGI QUI).

"Quelli di Genova e Novi Ligure sono siti produttivi che, al pari di Taranto, hanno ampi margini di sviluppo per l’intera industria. Dopo tanti anni di ambiguità, è ciò che i lavoratori si meritano” commenta l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti.

I sindacati Fim, Fiom e Uilm nel frattempo hanno inviato all'azienda una lettere per chiedere di bloccare l'avvio della cassa integrazione ordinaria, Immediata è arrivata la risposta da parte di Acciaierie d’Italia che ha respinto al mittente la richiesta è ha confermato l’avvio della procedura di cassa integrazione a partire da lunedì 28 giugno. Intanto sempre per lunedì prossimo è previsto a Genova l'incontro dei sindacti e delle rsu con il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Un incontro tardivo attacca il segretario della Fiom Cgil di Genova Bruno Manganaro. A quel punto infatti la cassa integrazione per i quasi mille dipendenti dello stabilimento di Genova sarà scattata.

Dura la presa di posizione dei sindacati dopo la risposta dell'azienda. E' arrivata la richiesta diretta al Governo di intervenire e sospendere la pratica.

"È arrivata la risposta dell’azienda la quale non tiene assolutamente conto delle nostre richieste. 
E’ forse un modo per sottolineare che non interessa il parere del ministro del Lavoro Orlando sulla richiesta di questo ammortizzatore? - spiegano in una nota il segretario generale della Cisl Liguria Luca Maestripieri e il segretario generale della Fim Cisl Liguria Christian Venzano. Forse si pensa che il pronunciamento del Consiglio di Stato che di fatto rimette al centro l’acciaio in Italia e l’ingresso del governo nella società sia poca cosa nell’ambito delle decisioni strategiche per il futuro? Questo atteggiamento evidenzia in modo chiaro di chi sono le responsabilità per le difficoltà di dialogo e per la scarsità di interventi finalizzati a trovare soluzioni. Ci aspettiamo che il governo faccia congelare tale procedura e che, con buon senso, si possa tornare sul merito delle questioni per un sito che sta producendo, che attende un piano industriale e che con opportuni e necessari investimenti potrà aumentare le produzioni” concludono Maestripieri e Venzano.