cultura

Con la pandemia in tanti artisti e tecnici hanno cambiato lavoro
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Lo spettacolo sta per cominciare, ma una concreta riforma del settore attesa da più di 40 anni ancora non si vede sui tavoli di Governo. La pandemia ha evidenziato problemi che da tempo artisti e tecnici denunciavano, ma che con il Covid si sono fatti ancora più grossi. E per questo è nato un disegno di legge che però dovrebbe essere tra le priorità, per consentire la sopravvivenza della nostra industria culturale. 

"Chiediamo delle misure che ci permettano di accedere ad una sorta di pensione", spiega a Primocanale Matteo Alfonso di Registi a confronto. "E chiediamo che si inizi a parlare di reddito di discontinuità, uno strumento fondamentale per la sopravvivenza della categoria". In paesi europei, come Olanda, Francia e Germania, questo tipo di sostegni esiste già da tempo. Tra le altre riforme servirebbero anche l’adeguamento (e ampliamento) delle tutele in caso di maternità o malattia e l'innalzamento della retribuzione giornaliera. 

Sono queste le richieste emerse in uno dei tanti tavoli di riflessione con le istituzioni locali. Anche perché, se da un lato si guarda finalmente alla ripartenza, dall'altro i dati fotografano un quadro poco incoraggiante poiché i mesi fermi per alcuni hanno lasciato profondi segni. "Non tutte le realtà sono in grado di ripartire, alcune hanno scelto di riprendere l'attività a settembre, altre purtroppo hanno chiuso per sempre", commenta Elena Dragonetti, portavoce di Emergenza Spettacolo Liguria."Una parte del comparto invece ha proprio deciso di cambiare lavoro, costretto dalla necessità". Una perdita enorme, dato che spesso il lavoro di ricerca si fa all'interno di teatri indipendenti