cronaca

Capuana (Aval): "Lo Stato è nostro socio nella divisione degli utili, ma ora è sparito"
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"Noi abbiamo avuto cali dell'ordine del 50/60%, quando un'azienda subisce dei cali del genere, me lo insegnano gli economisti, avere un ristoro di mille o millecinquecento euro è insufficiente".

Attacca così Riccardo Capuana, ex consigliere Aval (L'associzione venditori ambulanti liguri) incontrato dietro il suo banco di abbigliamento e merceria nel mercato di piazza Palermo, oggi, 8 marzo, semivuto.

"C'è bisogno di prospettive e di dire alle persone resistete e vi permetteremo nei prossimi anni di essere risarciti di questa grossa perdita economica - spiega Capuana -. Dunque quello che chiediamo a nome di tutte persone che hanno delle attività, e penso anche i ristoratori che stanno anche peggio di noi, è di sgravare queste aziende del gravissimo danno economico che stanno subendo. Le tasse vanno pagate: ma il concetto è che lo Stato ci deve essere nella divisione degli utili ma anche nelle perdite. E' bello avere un socio che giustamente va mantenuto, perchè vogliamo tutti essere parte di uno Stato, però che queto socio si faccia avanti con forza e il giusto peso anche in un momento di estrema difficoltà".


Capuana è consapevole che gli ambulanti di Genova in questi giorni sono fortunati perchè in zona arancione possono lavorare, a dispetto di chi si trova in zona rossa, come gli imperiesi e i savonesi e di tante altre regioni "rosse" d'Italia, come hanno dimostrato le manifestazioni a Roma sfociate in scontri.


"In un momento così difficole tenere aperto è un piccolo ristoro, l'importante è riuscire a portare qualcosa a casa, la nostra solidarietà va ai colleghi a cui questo viene impedito, ma noi lavoriamo in una situazione di estrema sicurezza, perchè siamo all'aperto, i pericoli del mercato sono identici a quelli che si corrono percorrendo qualsiasi strada e la carenza dei clienti ha reso i mercati inermi dal punto di vista del pericolo dunque non troviamo giusto che i mercati vengano chiusi in zona rossa".

"Io vendo abbigliamento - spiega ancora Capuana - e ho introdotto anche la merceria per dare un'offerta migliore, perchè in questi momenti bisogna essere cameleontici, io sono nato dietro un banco perchè mio padre faceva lo stesso lavoro. Chi viene a comprare da noi? Noi offriamo prodotti a km zero, un tempo il mercato di piazza Palermo era anche un'attrazione, di una fascia media alta ora penalizzata, era un richiamo turistico, ora non più. Cosa ho pensato durante il primo lungo lockdown? Oltre l'incredulità c'era la speranza di ripartire in tempi brevi, e invece dopo i primi ristori si è fermato tutto".