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Interrogazione sulla vendita delle quote di Autostrade allo Stato
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È fondamentale che la Commissione Europea, che a gennaio ha scritto al Governo una lettera a tutela degli azionisti di Atlantia nella trattativa di acquisto da parte di Cassa depositi e prestiti, faccia le opportune verifiche sulle scelte gestionali che hanno riguardato negli anni la controllata Autostrade per l’Italia”: lo scrivono in una nota gli europarlamentari della Lega firmatari dell’interrogazione Marco Campomenosi (capo delegazione, primo firmatario), Paolo Borchia, Antonio Maria Rinaldi ed Edoardo Rixi, deputato e responsabile dipartimento Infrastrutture della Lega.

Il tema è assai delicato e a Genova il processo che dovrà appurare quali condotte abbiano causato il crollo del Ponte Morandi è nel pieno del suo svolgimento – proseguono gli esponenti leghisti - Alcune intercettazioni riportate dai media hanno ulteriormente indignato i cittadini e fatto aumentare l’attesa di una vera Giustizia.

Con questa interrogazione chiediamo di fare attenzione sulla legittimità della remunerazione che i soci di Atlantia hanno ricevuto in questi anni e sugli effetti negativi che una possibile contrazione dei costi di ASPI potrebbe aver causato agli interventi manutentivi dei tratti autostradali in concessione, così come denunciato alla Procura di Genova da associazioni quali il Comitato Zona Arancione Ponte Morandi, Usarci-Sparci Sindacato degli Agenti di Commercio, CNA Genova, CNA Liguria, Trasporto Unito e Assiterminal.

Le parti offese dal crollo affermano che Atlantia abbia ricevuto negli anni una compensazione superiore al costo del servizio reso e al margine di utile ragionevole per l’adempimento degli obblighi di servizio pubblico, così come definito dalla celebre sentenza Altmark con cui la Corte di Giustizia nel 2003 si è espressa sul rapporto tra i servizi d’interesse economico generale e le norme sugli aiuti di stato.

L’analisi dei bilanci della concessionaria, del suo piano economico finanziario per il periodo 2018-2023, della convenzione originaria e dell’atto aggiuntivo del 2002, potrebbero fare ipotizzare che tale politica di distribuzione dei dividendi e i proventi tariffari possano essere stati funzionali a coprire i costi relativi al debito originariamente contratto nell’ambito dell’acquisizione delle azioni di Aspi. La pratica sarebbe di per sé legittima sul piano del diritto societario ma potrebbe rappresentare una condotta illecita, qualora l’indebitamento venisse considerato dalla Commissione quale capitale investito nell’infrastruttura.

È importante che l’Ue chiarisca se a suo avviso la concessionaria ha utilizzato parte dei ricavi previsti dalla tariffa, che dovevano essere destinati alle opere di manutenzione, per sostenere invece il pagamento di un debito riferibile alla necessità di ammortizzare il valore di avviamento sostenuto da Atlantia, ovvero se questa operazione 'intracompany' sia stata scaricata sul concessionario, a beneficio esclusivo degli azionisti e a danno sia del concessionario medesimo che, infine, di tutti gli utenti”.